"È cominciata con febbriciattola, stanchezza, colpi di tosse. La soluzione codificata è tachipirina e cortisone. Una settimana e passa tutto. Invece no".

Gerry Scotti, appena tornato a casa dopo dieci giorni di ricovero per Covid, racconta al Corriere della Sera la sua esperienza.

Quando ha scoperto di essere positivo "in un attimo ho rivissuto i sei mesi di paura, terrore, precauzione, speranza che stiamo vivendo tutti. Perché proprio a me? Sentivo di non sapere nemmeno da dove cominciare a capire da dove fosse partito tutto".

Poi è stato deciso il ricovero al Covid Center dell'Humanitas a Rozzano: "I medici mi dicevano di non spaventarmi: non la mettiamo in terapia intensiva ma in una stanza a fianco perché abbiamo bisogno di attaccare al suo corpo una serie di strumenti per monitorarla, per sapere se la sua macchina, il suo corpo, ha bisogno di cure particolari".

"Ero in una stanzina - continua - di là c’era la sliding door della vita di tantissime persone. Con due altri pazienti ci strizzavamo l’occhio, dai che ce la fai. Ho appurato - stando lì, due notti e un giorno - che quella era l’ultima porta. Se decidevano di aprire quel varco... Io li vedevo tutti, vedevo 24 persone immobili, intubate, come nei film di fantascienza. Pregavo per loro invece che pregare per me".

In conclusione "ho visto quanto è sottile il filo che ci separa dalla morte, ho capito che basta un attimo. È un’esperienza che mi ha migliorato come uomo e persona".

(Unioneonline/D)
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