Il 17 novembre 1950 nasceva a Roma Carlo Verdone. Il celebre attore e regista, amante della musica rock, figlio d’arte e cognato di Christian De Sica, spegnerà 70 candeline.

Verdone è cresciuto in ambienti culturali stimolanti che gli hanno permesso di conoscere i rudimenti del mestiere e del sacrificio sin da ragazzo. Ha iniziato la sua carriera negli anni ’70 con i primi cortometraggi che, pare, sarebbero andati perduti: sperimentazione e poesia ma anche tanta ricerca. Un percorso che lo ha condotto fino al programma "Non Stop", dove si è fatto conoscere con i suoi personaggi che non sono certamente passati nell’indifferenza di Sergio Leone che, come una guida, lo ha portato alla realizzazione di "Un Sacco Bello".

Era l’esordio cinematografico di Verdone, non aveva neppure trent’anni ma Leone aveva fortemente creduto in lui. Un film che rappresenta la fotografia di un tempo, lo scorcio di un’Italia che non c’è più, di una Roma malinconica che viene dolcemente cullata dalle musiche di Ennio Morricone. Personaggi coatti ma sinceri, con la scorza dura ma con il cuore tenero. Verdone riesce a toccare il cuore degli italiani perché racconta la storia di tutti con il sorriso amaro di chi affronta ogni giorno le sconfitte nelle grandi e nelle piccole cose. Personaggi e storie diverse che sono accomunate da un unico sentiero che li unisce, da un unico filo conduttore: la solitudine. C’è la sincerità del mammone di Leo in "Un Sacco Bello" che rimane deluso per un amore troppo maturo e troppo estremo per lui, ma c’è anche quel bamboccione di Mimmo in "Bianco, Rosso e Verdone" che giunge a Verona con la nonna dopo mille peripezie ed è rimasto nell’immaginario di tutti con la sua espressione: "In che senso?".

C’è il rapporto conflittuale tra padre e figlio in "Un Sacco Bello" tra Brega e Ruggero che si conclude con la celebre e monumentale frase pronunciata da Don Alfio. Indimenticabili anche i personaggi coatti come Enzo in "Un Sacco Bello" o Ivano e Jessica in "Viaggi di Nozze". Capelli cotonati, collane al collo, pantalone in tiro ma l’agenda perennemente vuota e la costante ricerca di qualcuno o qualcosa.

Carlo Verdone con i suoi film è riuscito in questi anni a raccontare al suo pubblico storie apparentemente distanti tra loro ma tutte accomunate da un profondo senso di empatia e solitudine perché rappresentano lo specchio della società contemporanea che tende a trincerarsi dietro la corazza dell’indifferenza di fronte ai problemi del prossimo.

Angelo Barraco
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