Los Angeles, seconda metà degli anni '80. La scena hard rock ha perso la retta via. Regnano il glam, i capelli cotonati, le facce da cattivoni, motociclette, pin up e ballad tenerissime. Tanta apparenza e parecchia inconsistenza musicale, con qualche eccezione di rilievo. Ma ogni rosa ha sua spina, per dirla con i Poison. La festa dei lustrini sta per finire. Oppure sta per cominciare, dipende dai punti di vista. Tra edonismo e acconciature si materializza la tempesta perfetta. Un temporale di rock and roll vecchio ma nuovo di zecca, punk, rabbia, violenza, brutte storie macerate in alcol e droga. Nell'anno del Signore 1987, il 21 luglio, esce per la Geffen Records Appetite for Destruction, il primo disco dei Guns 'n Roses. Una bomba. La prima formazione vede Axl Rose alla voce, Izzy Stradlin' e Slash alle chitarre, Duff McKagan al basso e Steven Adler alla batteria. I cinque scavano un solco nella scena hard rock con una miscela esplosiva. I primi due pezzi sono da ko. Apre Welcome to the jungle e mette subito in chiaro le cose.. you know where you are? you are in the jungle baby. Pare che questa frase sia stata pronunciata da un barbone e subito incasellata da Axe nel suo delirio losangelino. Lui il ragazzo dell'Indiana arrivato in un girone dell'inferno. Poi arriva It's so easy, manifesto street metal unto sporco e non un dettaglio, suonato benissimo. Dentro i Guns ci sono gli Stones, gli Mc5, i New York Dolls, i Germs e i migliori Aerosmith. Ci sono i Led e gli Who. Tuttavia illustri commentatori vedranno nei finlandesi Hanoi Rocks i padrini dei Guns in quanto inventori della miscela glam-street. La celebre copertina cross cover, i cinque teschi sulla croce, è in realtà una pezza. La copertina originale è un disegno di Robert Williams del 1978 intitolato proprio Appetite For Destruction. Ritrae una ragazza che ha appena subito un'aggressione sessuale da parte di un robot e giace semisvenuta sul marciapiede.

La ragazza vendeva piccoli robot a molla che il droide sta distruggendo. Tuttavia un mostro sta per scagliarsi contro di lui per fare giustizia e vendicare il crimine perpetrato. Le grandi catene di distribuzione rifiutano di vendere un disco con un artwork così oltraggioso. Motivo per cui viene subito sostituita. Nel disco non c'è un pezzo sbagliato. Mr Brownstone parla di droga, solido sesto uomo del gruppo, un poì come Kukoc nei Bulls, con un cantato molto diverso dal miagolio ondeggiante diventato marchio di fabbrica di Axe.

E poi Out Ta Get Me, un tir senza freni lanciato in autostrada e l'incredibile My Michelle. Questo pezzo codifica le regole dell'hardcore del decennio a venire. Intro arpeggiata, riff, stroffa, accelerazioni. E poi ci sono le hit. Paradise City,You're Crazy, bellissima anche acustica, Sweet Child O'Mine. Quando l'hard rock sembrava sepolto Slash e i suoi lo riportano su a colpi di vanga. Niente lustrini, pochi effetti, Marshall vintage e Gibson, mani buonissime. Grandi assoli, Sweet Child tra tutti, porteranno Slash dritto nel tempio dei guitar hero, in un periodo abbastanza affollato. Lui è diverso, non corre, canta. O meglio, canta correndo. Come in November Rain, sotto una pioggia battente. Quando arriveranno il malessere di Cobain e soci, a disegnare la stagione che stava cambiando, Appetite resterà lì. Come un calcio sui denti. Un punto teschio ricamato a volume dieci e sigarette perenni. Per tanti appassionati i Guns finiscono qui, nell'anno del Signore 1987. Certo dopo ci saranno Use Your Illusion I e II, e il discutibile The Spaghetti Incident. E poi la finzione di Chinese Democracy. E dopo 33 anni questo disco ha una potenza fuori dal comune, ha suoni modernissimi e inconfondibili. Ha testi coerenti, per nulla polliticamente corretti, una voce pazzesca. Ma non andò benissimo. Inizialmente, dal punto di vista delle vendite, fu un flop. Alla fine, furono 147 settimane in classifica, di cui quattro al primo posto. L'accoglienza della critica fu, inizialmente, negativa. I Guns venivano definiti come"i figli scarsi" degli Aerosmith. Dicono che neppure Steven Tyler fosse d'accordo. Ma forse è una leggenda.

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