Maria Carta prima di tutto. Poi due dischi, altrettanti riconoscimenti prestigiosi e la finale del Premio Tenco. Beppe Dettori e Raoul Moretti ricorderanno il 2020 per tante ragioni. Non solo solo per la pandemia che ha stravolto la quotidianità di milioni di persone in tutto il mondo, ma anche per le grandi soddisfazioni arrivate con due interessanti e raffinate produzioni discografiche: gli album "(In)canto rituale" e "S'incantu 'e sas cordas".

Il duo composto dell'ex cantante dei Tazenda e dall'arpista italo-svizzero da anni porta avanti un originale progetto musicale. "Il tentativo - spiegano i due artisti - è quello di far coesistere diverse tradizioni culturali così distanti geograficamente, ma così vicine nello spirito etnico". Con questo spirito nasce l'omaggio a Maria Carta, la grande artista di Siligo scomparsa nel 1994 e considerata "la voce della Sardegna".

"L'ho incontrata soltanto una volta - ricorda Beppe Dettori - nel 1975 ero bambino e lei venne a Stintino. Doveva tenere un concerto, ma prima dello spettacolo andò nel salone di mia sorella Caterina e disse: "Vorrei che mi lavasse i capelli prima del recital in chiesa tra un paio d'ore, dopo lo shampoo mi farebbe una frizione con l'aceto di vino, per favore? Perché rende i miei capelli più luminosi!". Io, curioso della sua presenza così magnetica, non riuscivo a toglierle gli occhi di dosso, subendo i rimproveri di mia madre e mia sorella. Lei, invece disse di lasciarmi lì, a guardarla, poi mi invitò ad assistere al concerto". L'ex cantante dei Tazenda seguì uno spettacolo che avrebbe segnato per sempre la sua vita. "Fece un recital a cappella - racconta Dettori - senza microfono e amplificazione e fu un'esibizione che mi avvicinò prepotentemente alla musica, che prima di allora non mi interessava più di tanto. Ricordo la sua bellezza, la sua luce, il suo rigore nella liturgia dei canti e il suono della sua voce ricca di armonici e di armonia, di pace senza tempo, una dilatazione di serenità che si fossilizzò nella memoria di un bambino curioso di 10 anni. Dopo quel giorno non l'ho più incontrata ma spesso durante i concerti ho proposto alcuni suoi brani. La sua musica è sempre stata presente".

Raoul Moretti non ha mai incontrato la cantante, ma l'ha scoperta nel tempo. "Nel 1975 quando Beppe bambino conosce questa esperienza determinante con Maria Carta - racconta l'arpista - io nascevo in una tranquilla città prealpina al confine con la Svizzera, in un contesto che mai avrebbe potuto presupporre un percorso musicale ed una vita in Sardegna. L'incontro con Beppe, come musicista prima e come amico poi, si innesta in questa visione cosmopolita e in questo approccio contemporaneo. È stato naturale convogliare i nostri percorsi in anni di collaborazione, maturare il nostro interplay, approfondire la nostra conoscenza umana e musicale, affinata nel concerto e nel disco "S incantu 'e sas cordas". Quando mi ha proposto di proseguire in un omaggio a Maria Carta non potevo non condividere e mettermi umilmente a servizio della visione che era propria della cantante, di innovazione della tradizione affinché non morisse ma si mantenesse viva nel dialogo con la modernità e con il mondo". L'album "S'incantu 'è sas cordas" è uscito nel 2019 e ha vinto il premio Mario Cervo. Contiene nove tracce colme di riferimenti culturali e stilistici. I suoni della tradizione sarda incrociano suggestioni celtiche e sudamericane. Il brano che chiude il disco si intitola "Trittico in omaggio a Maria Carta" e in qualche modo anticipa i contenuti presenti nell'ultima produzione firmata da Dettori e Moretti, ovvero "(In)canto rituale", l'omaggio a Maria Carta che ha vinto l'omonimo premio dedicato alla cantante di Siligo (lo ritireranno il 6 settembre a Siligo) e è stato inserito nella cinquina del Premio Tenco nella categoria degli interpreti. "Siamo davvero contenti per come è stato accolto il disco - commenta Beppe Dettori - è un lavoro in cui si fondono tradizione e cultura, sacralità e paganesimo, idiomi e linguaggi, poesia e narrazione, radici ben salde e contaminazione".

I due artisti propongono otto brani: sette riletture di canzoni del repertorio di Maria Carta e un inedito intitolato "Ombre", che poi è la prima poesia del libro "Canto rituale", pubblicato nel 1975 a Roma dalla casa editrice Coines. Beppe Dettori e Raoul Moretti interpretano in modo nuovo e sorprendente alcuni classici dell'artista: "Stabat mater", "Deus ti salvet Maria", "Bezzos de idda mia", "In su Monte Gonare", "Ballu", "Corsicana" e "No potho reposare".

Il disco è stato registrato nello studio Tangerine da Federico Canu che insieme a Giovannino Porcheddu di Undas Edizioni Musicali ha prodotto il lavoro.

"Abbiamo già numerosi impegni per l'estate - sottolinea Beppe Dettori - ma come tutti gli artisti dobbiamo fare i conti con le prescrizioni governative contro la pendemia. La musica dal vivo è stata fortemente penalizzata e tutto il mondo che ruota intorno agli spettacoli è fermo. Sono fermi gli artisti e non stanno lavorando nemmeno i service. Spero soltanto che la situazione possa cambiare in meglio al più presto. Noi comunque non ci fermiamo e ovviamente rispettando tutte le regole siamo pronti a suonare ovunque".
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