Earrivò il giorno dell'ultima missione anche per Carrie Mathison. L'agente della Cia, magistralmente interpretata dall'attrice (ma anche produttrice per Showtime/Cbs) Claire Danes, fa un inchino e saluta i suoi telespettatori facendo scendere il sipario sull'ottava e definitiva stagione di "Homeland". Lo spy-thriller trasmesso in Italia su Fox (Sky) in realtà chiuderà i battenti nel nostro Paese lunedì 25 maggio ma nel resto del mondo l'acclamata serie ha concluso la sua programmazione. Dunque, attenzione: chi da questo momento prosegue nella lettura sappia che l'articolo contiene diversi spoiler (soprattutto per chi non ha mai visto la fiction o è indietro nella visione) ma certo non rivelerà il finale.

Partiamo, dunque. Prima considerazione. La stagione conclusiva è di altissimo livello sia sul fronte dell'intreccio della trama (raffinata per chi ama le tessiture del genere spionistico) sia sulla completezza della crescita umana ed emotiva dei sui personaggi. Non solo di Carrie/Claire ma anche del suo eterno mentore Saul Berenson (Mandy Patinkin). Scopriremo la gioventù di Saul in una Berlino Est degli anni Ottanta, ma soprattutto verrà scartato un nuovo livello del rapporto guida-allievo.

Può (o addirittura deve) il discepolo tradire chi lo ha sempre guidato in nome della ragione di Stato? Deve o può se quella ragion di Stato è stato il totem dell'addestramento instillato negli anni proprio da quel maestro? Tradire l'uomo o il mentore? Seconda considerazione. Come sempre è stato, "Homeland" ha anticipato gli accadimenti reali. Prendiamo la quinta stagione. Carrie Mathison è in Germania, non fa parte più della Cia ma si trova suo malgrado a indagare e poi mettere un freno a una rete terroristica che fa perno sui giovani immigrati arabi di seconda generazione e su foreign fighters islamici di rientro dalla Siria. Guardando la serie (andata in onda nel 2017) sembrava di godere di un approfondimento narrativo di ciò che le cronache stavano raccontando. Sempre sul pezzo anche con la sesta stagione. Carrie è tornata a New York e questa volta deve scardinare una rete sovranista che, attraverso un complicato sistema messo in rete, ha creato una moltitudine di profili falsi sui social per screditare la figura del primo presidente donna degli Stati Uniti d'America e lanciare una campagna d'odio. Su tutto aleggiano i russi. Ora, al di là della prima leader donna, il resto non vi fa venire in mente qualcosa di molto noto? E siamo all'ottava che negli States viene programmata mentre si stava

no svolgendo le trattative di pace con il fronte talebano. E come prende avvio la serie? Proprio con la negoziazione.

Da entrambe le parti spira il vento di pace. I falchi diventano colombe, i nemici più spietati si tendono la mano. Saul Berenson lavora di fino ma non tutti vogliono il cessate il fuoco, non il Pakistan, non tutte le fazioni talebane. La Russia gongola e attraverso un suo agente(Yevgeny Gromov ovvero Costa Ronin già apprezzato in "The Americans") gioca sporco con Carrie. E qui ci fermiamo. Solo due anticipazioni. La prima: non ci sarà un colpo di scena ma ben tre fondamentali ribaltamenti di campo. La seconda: se i falchi smettono di fare i falchi, è proprio nella loro nidiata che dovrà essere individuato chi raccoglierà l'eredità amplificandone l'aspetto crudele e guerrafondaio. La cosa curiosa che in casa Stelle e Strisce questo ruolo è affidato all'attore britannico Hugh Dancy, che nella vita reale è il marito di Claire Danes.

Intervistati dalla Cbs Carrie Mathison e Mandy Patinkin hanno salutato il loro pubblico grazie al quale hanno portato a casa ben quattro Golden Globe Awards. Una fu del primo protagonista/antagonista ovvero Damian Lewis a cui fu affidato il ruolo cardine da cui partì la serie: il sergente maggiore dei marines Nicholas Brody che dopo otto anni nelle prigioni di Al Qaida torna in Patria con addosso il grave sospetto di essersi convertito alla causa terroristica.

Ed ecco l'ultima considerazione. Uno dei meriti di "Homeland" è stato quello di saper proseguire senza troppi rimpianti nel momento in cui la narrazione è andata a perdere Nicholas Brody (terza stagione). In sua vece si sono affiancati altri uomini nella vita priva e professionale di Carrie. Su tutti il sicario al soldo della Cia Peter Quinn (Rupert Friend) ma anche (se pur in tono più dimesso) il super esperto telematico Max Piotrowski (Maury Sterling). Tutti personaggi tragici, topos classici rivisti in chiave moderna. Tutti destinati (prima o poi) al sacrificio. A Carrie Mathison il conduttore della Cbs ha chiesto chi fra questi due se si potesse tornare indietro avrebbe concesso la salvezza. L'attrice, parecchio colpita, ha preferito non rispondere come se quei personaggi di finzione (che l'hanno accompagnata per nove lunghi anni della sua vita) fossero entrati a far parte della sua reale quotidianità.
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