Si sono svestiti degli abiti dei personaggi che interpretano.

Hanno dato voce alla preoccupazione del mondo del teatro di periferia, con i palcoscenici vuoti e i riflettori spenti oramai da quasi due mesi.

E hanno rivolto un appello alle istituzioni nazionali, regionali e locali: "Dateci un sostegno non solo formale, ma anche economico, che ci consenta di sopravvivere a questo dramma e ci faccia vedere il futuro meno nero di quanto oggi possiamo immaginare".

È la voce di protesta, ma anche il grido d'aiuto degli attori del Teatro Tragodia di Mogoro.

Virginia Garau, mente e motore di Tragodia, assieme ai colleghi sul palco Daniela Melis, Carmen Porcu e Ulisse Sebis sono stati chiari: "Siamo stati i primi a chiudere e saremo, senz'ombra di dubbio, gli ultimi a riaprire con la consapevolezza che nulla sarà più come prima".

L'appello: "Le istituzioni devono indicarci le modalità, che ci permettano di riaprire i nostri teatri, di rifare gli spettacoli all'aperto, di riprendere in qualche modo le nostre attività, rispettando tutte le misure di sicurezza già previste. Dobbiamo essere pronti per la ripartenza".

Ma anche: "Non ci piace l'idea dello streaming, il teatro vive e palpita perché l'interazione col pubblico è dal vivo e ogni giorno che si va in scena non è mai uguale a quello del giorno precedente".
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