"Kirill Petrenko - eine neue Energie" (Kirill Petrenko - una nuova energia"). Questo promette lo slogan che si legge arrivando, il 31 dicembre, alla Philharmonie di Berlino, l'inconfondibile edificio giallo ocra progettato dall'architetto tedesco Hans Scharoun, una volta ultimo avamposto occidentale della città divisa dal muro. Da trenta anni ormai è solo il meraviglioso tempio dei Berliner Philharmoniker, una delle più prestigiose orchestre al mondo, la sola a eleggere il direttore stabile in un segretissimo conclave musicale. Dopo mesi di silenziosa attesa, sorprendendo tutti, nell'estate del 2015, i Berliner hanno scelto come successore di Sir Simon Rattle il magnetico Kirill Petrenko, direttore d'orchestra nato in Siberia, naturalizzato austriaco, un musicista schivo, poco incline ai contatti con i giornalisti ma capace di uno straordinario feeling con la sua orchestra.

Porta di Brandeburgo Ecco perché dopo l'esordio nel segno di Beethoven sotto il cielo berlinese d'agosto, con un'esibizione davanti alla Porta di Brandeburgo, il Silvester Konzert era particolarmente atteso. Rappresentava non solo un fatto di mondanità, ovvia e inevitabile, ma un nuovo esame per un appuntamento allegro, frizzante, festoso grazie a un programma molto "americano", scandito da brani di Gershwin e Bernstein, eseguiti per la prima volta dall'orchestra dei Berliner. Un importante test per il giovanissimo direttore (appena 47 anni) che ha sbaragliato nomi prestigiosi e più accreditati come Barenboim, Dudamel e soprattutto il tedesco-prussiano Thielemann, dato per favorito. 25 nazionalità, 4 religioni Eppure i 128 musicisti, di venticinque nazionalità e quattro religioni, hanno preferito ancora una volta affermare la propria autonomia e scegliere come guida per il loro ensemble quel direttore già ospite per tre volte dei Berliner. Era stata per tutti un'esperienza davvero felice. In tanti ricordano ancora l'8 maggio 2009: quando l'accordo finale della seconda sinfonia di Edward Elgar sfuma, e nella Philharmonie, dove c'è il tutto esaurito, nulla si muove nell'infinito istante di silenzio che precede il lungo e intenso applauso. Kirill Petrenko fa cenno all'Orchestra di alzarsi per ricevere l'applauso. Nessuno degli orchestrali però si alza, restano tutti seduti. Perché il vero artefice di quell'interpretazione straordinaria è proprio Petrenko. L'applauso è solo per lui. Un onore che raramente un'orchestra concede al suo direttore. Nona di Beethoven "Nuova energia" dice il messaggio, da ricercare anche in grandi classici della tradizione tedesca come la Nona di Beethoven, di cui quest'anno si celebra il 250esimo anniversario della nascita. «Una scelta che in apparenza sembra facile - aveva detto Petrenko, con grande emozione, presentando il programma della stagione 2019-20 - ma c'è un solo lavoro al mondo che raccoglie tutto il bene e il male che l'umanità ha prodotto, e questo è la Nona di Beethoven. Se immaginassimo di mandare un messaggio ad altri pianeti per dire chi siamo, potremmo farlo solo con questa sinfonia. Ecco perché è così importante per me iniziare con la Nona».

Undicesimo direttore stabile La stagione di Petrenko alla Philharmonie di Berlino (è l'undicesimo direttore stabile dalla nascita dell'orchestra nel 1882) è dunque cominciata con un omaggio anticipato al grande compositore tedesco e con un appassionato e gioioso concerto di fine anno, condiviso con il soprano tedesco Diana Damrau. La cantante ha sedotto il pubblico impersonando la portoricana Maria di "West Side Story", opera di Leonard Bernstein, in un travolgente "I feel pretty" o la piccola Dorothy del "Mago di Oz" che canta "Over the Rainbow" di Harold Arlen. Mentre l'orchestra ha letteralmente conquistato il pubblico eseguendo, tra gli altri, l'ouverture di "Girl Crazy", e di "Un americano a Parigi", entrambi di George Gershwin, o l'agguerrita danza tra Shark e Jets di "West Side Story". E Kirill Petrenko? Ha guidato per due ore i suoi musicisti con una passione che si respirava nella grande sala dall'acustica perfetta. Ha dato il tempo con la sua bacchetta, con le mani, con tutto il corpo. Ammiccante, sorridente, complice, risoluto. In cuor suo sicuramente felice di essere, la notte di San Silvestro, sul podio che fu prima di lui di Furtwängler, di Karajan, di Abbado.

© Riproduzione riservata