È uno sguardo diverso, originale, capace di esplorare territori delicati e complessi come un'adolescenza tormentata dai chili di troppo o il dilemma davanti a una gravidanza con un bimbo non sano in grembo.

Parliamo dell'occhio delle donne nel cinema tedesco, scoperto nella bella rassegna promossa annualmente dall'Acit di Cagliari, l'associazione culturale italo tedesca impegnata a promuovere lo scambio culturale tra l'Italia e la Germania.

Non è un caso che "Frauenfilm-Registe" (questo il titolo della proposta fatta quest'anno) si sia aperto, alla Cineteca sarda, proprio con un film figlio della collaborazione tra i due mondi.

Lucia Chiarla, italiana adottata da Berlino, è infatti la regista di "Reise nach Jerusalem", un film costruito con la collaborazione nella sceneggiatura del marito tedesco Martin Cucera. Entrambi erano alla Cineteca sarda a Cagliari, alla presentazione del pellicola vincitrice dei premi miglior film e miglior attrice protagonista all'Achtung Berlin Film Festival e miglior film al FilmKunstTage di Magdeburg.

Protagonista è la sempre più popolare attrice tedesca Eva Löbau. Siamo a Berlino. Alice, quarantenne berlinese che si ritrova improvvisamente senza lavoro comincia l'annosa ricerca di un'occupazione. Inizia così una serie di avventure che chiunque si sia trovato nella situazione di Alice conosce bene, comiche e tragiche al contempo. Dopo estenuanti attese nei centri di collocamento, inutili corsi di formazione, colloqui disastrosi Alice vede il suo conto in banca scendere giorno per giorno. Bisogna essere svegli e veloci per rubare il posto agli altri giocatori per non venire eliminati.

Nasce da qui il titolo del film, "Reise Nach Jerusalem" (Viaggio verso Gerusalemme, che in tedesco significa "gioco delle sedie").

"Lo sguardo femminile nel cinema tedesco - spiega Maria Luisa Pinna, presidente dell'Acit e infaticabile promotrice di contatti culturali tra i due Paesi - è stato celebrato alla scorsa Berlinale con una bellissima retrospettiva che va dal 1969 al 1990 in cui sono comprese anche registe dell'Est".

In qualche modo la rassegna "Frauenfilm - Registe" prosegue idealmente su quel solco. Tra le proposte, lo straordinario documentario "Verriegelte Zeit" (in italiano "Tempo bloccato").

"Sibylle Schönemann è una regista tedesca della Germania dell'Est, cresciuta alla Defa (l'impresa cinematografica della Germania dell'Est, ndr), improvvisamente incarcerata dalla Ddr nel 1984 senza che lei ne conoscesse il motivo - precisa ancora Maria Luisa Pinna -. Una volta riacquistata la liberà ha cercato di capire perché si fosse 'interrotto' il tempo della sua vita felice: così è andata a cercare, nel 1990 dopo la caduta del muro, i responsabili della sua detenzione per interrogarli".

È un film di una grandissima forza emotiva che lo sguardo femminile rende ancora più intenso. Articolata in undici proiezioni, la rassegna affronta temi quotidiani e familiari, come la perdita di un affetto caro, evitando di inciampare in sdolcinate rappresentazioni. Anzi, l'arma dell'intelligenza e dell'ironia sono sempre ben utilizzate.

Il film “SMS-fuer-Dich” con Karoline Herfurth e Friedrich Muecke (Pinna)
Il film “SMS-fuer-Dich” con Karoline Herfurth e Friedrich Muecke (Pinna)
Il film “SMS-fuer-Dich” con Karoline Herfurth e Friedrich Muecke (Pinna)

È il caso di "Sms für Dich" ("Sms per te") di Karoline Herfuth, al suo esordio come regista, nota al giovane pubblico come protagonista di "Fuck you, prof!", vicenda tratta l'omonimo romanzo di Sofie Cramer.

La protagonista è una donna rimasta sola, che custodisce gli sms del compagno, continuando a comunicare con lui. Il risultato è una commedia romantica, che, soprattutto grazie ai personaggi secondari, riesce a fondere sapientemente sentimento e ironia, tenerezza e irriverenza. Un altro tema esplorato è l'adolescenza resa difficile dai chili di troppo e raccontata in "Schönefeld Boulevard" di Sylke Enders.

La regista mette in luce il percorso faticoso e difficile fatto da una ragazzina per conquistare quella sicurezza di sé necessaria a sopravvivere. Tra qualche giorno, il 9 novembre, saranno trascorsi trent'anni dalla caduta del muro di Berlino, un evento che ha cambiato gli equilibri europei e internazionali.

La rassegna dell'Acit non poteva non concludersi con un documentario dedicato a questo straordinario avvenimento. Il titolo è di "Die Mauer" del regista Jürgen Böttcher, un uomo tra tante donne di talento. Caterina Pinna
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