Una "Bocca di rosa in salsa sarda" è il primo pensiero di chi guarda il trailer di "A Si Biri", la nuova commedia del regista Francesco Trudu, in uscita il 7 febbraio (la prima sarà a Cagliari all'Uci Cinemas).

Lei, Leona (interpretata da Chiara Fanti), è un'attrice porno che dopo il grande successo decide di rientrare nel suo paese di origine, nella zona interna della Sardegna. Ritrova i compaesani e scombussola la loro vita fatta di piccole cose quotidiane. E soprattutto rivede Francesco (interpretato da Francesco Porcu), che per lei ha sempre avuto un debole.

Ma, perché c'è sempre un '"ma" e questa volta è importante, Bocca di rosa non c'entra nulla. "Partiamo proprio da un concetto diverso - chiarisce Trudu, 47 anni e originario di Assemini - non mi sono mai ispirato alla canzone di De Andrè, anche se in tanti me l'hanno fatto notare. Quando si parla di prostitute si pensa a lei, invece Leona intanto non lo è, e poi è uno dei personaggi chiave senza essere tuttavia il centro del film".

Il regista Francesco Trudu (foto ufficio stampa)
Il regista Francesco Trudu (foto ufficio stampa)
Il regista Francesco Trudu (foto ufficio stampa)

Tra i protagonisti ci sono nomi noti nel panorama isolano: da Alverio Cau a Katia Corda, da Alberto Masala a Ignazio Deligia, e ancora Max Loche, Francesca Perseu, Gianluigi Marras, un grande cast tutto sardo formato da una trentina di attori, cabarettisti e comici, ognuno con la propria arte inserita nel contesto creato dal regista. Un passato alle spalle fatto di tutt'altro lavoro, Trudu si è dedicato alla sua grande passione negli ultimi anni, e per "A Si Biri" si è occupato anche della trama, della sceneggiatura, della scelta degli artisti.

"E finanzio anche, le produzioni sono mie, non ho avuto contributi dal ministero, dalla Regione o da Film Commission. Ci investo io, come imprenditore", spiega Trudu.

Alcuni attori (foto locandina ufficio stampa)
Alcuni attori (foto locandina ufficio stampa)
Alcuni attori (foto locandina ufficio stampa)

Mora, bella, prosperosa, Leona scatena almeno l'"ira funesta delle cagnette"?

"Ho creato due fronti: quello delle donne che vanno in chiesa e spettegolano, e l'altro che si riunisce nell'aula consiliare. Leona è solo un pretesto perché la pellicola si sviluppa su parti tutte comiche. Il protagonista l'ha sempre amata e ne combinerà di tutti i colori, con un sacco di equivoci".

C'è una morale?

"Sì ed è legata a Leona, l'unica che non fa ridere, il personaggio serio che lascia la sua carriera per tornare al paese abbarbicato su un colle, da cui si vede il mare, e quando arriva tutti cercheranno di mandarla via. Insomma: fino a quando i problemi, chiamiamoli così, si presentano altrove va tutto bene, a tutto c'è soluzione, non c'è nulla di grave, ma quando sono in casa tua la prospettiva cambia".

Come le è venuta l'idea di partenza?

"Quasi per caso, ho conosciuto degli attori che ho ritenuto interessanti e che provenivano da tv e cabaret, anche da Videolina per esempio, e ho pensato che ci fosse la possibilità di sdoganare la commedia sarda. Non siamo ma riusciti a superare certi ostacoli come hanno fatto invece napoletani, pugliesi, siciliani".

E come mai?

"Perché tendiamo a calcare con l'accento, cosa che ci distrugge. Io ho solo chiesto a tutti di essere molto naturali. Ai comici, che tendono sempre a marcare, ho suggerito la semplicità. Altrimenti questa cosa delle consonati doppie nei posti sbagliati diventa fastidiosa. Nel film c'è solo qualche battuta in sardo, per il resto parlano in italiano".

Dove avete girato?

"Principalmente nel borgo di Posada, e nei centri storici di Cagliari, Iglesias, Paulilatino, da giugno fino a un mese e mezzo fa, poi abbiamo terminato il montaggio e le fasi finali".

Parte del cast (foto locandina ufficio stampa)
Parte del cast (foto locandina ufficio stampa)
Parte del cast (foto locandina ufficio stampa)

Ci sono state scene difficili o episodi curiosi?

"Per tre settimane abbiamo dato vita, per così dire, a Posada. Nel senso che ogni sera ci ritrovavamo tutti su un terrazzo ed era consuetudine bere insieme qualcosa mentre si rivedevano le scene. Grandi risate, un grande caos. Insomma ci sentivano tutti".

Il tema della pornodiva è ancora scottante o non fa più scandalo?

"Con l'uso dei media tutto sembra fatto alla luce del sole, eppure quando ci siamo dentro non accettiamo certe situazioni e certe realtà".

I sardi secondo lei sono in qualche modo bigotti?

"Credo proprio di no. Ho scelto quel lavoro per Leona perché rappresenta un concetto estremo e cercavo un'idea forte. Anche il nome, che non è quello di battesimo ma quello d'arte, non è casuale... Verranno fuori i segreti delle persone, perché tutti giudicano e poi sono anche peggio dei comportamenti che criticano".

Scene da non perdere?

"A tutti gli attori ho dato spazio per fare ciò che riesce meglio a ognuno, cercando di abbinarlo al personaggio da rappresentare. E tutti quindi sono un valore aggiunto per il film, ognuno con il proprio umorismo. Anche chi viene dal teatro, per esempio, si è messo in gioco e ha realizzato scene pazzesche".

Il titolo invece?

"Arrivederci, detto in italiano, non mi dava la stessa profondità, intensità e valore di 'A Si Biri' in sardo. Nel primo caso saluti perché ti stai congedando, nel secondo è implicito il desiderio di tornare in un certo luogo perché sei stato bene. E poi spero che sia anche di buon auspicio, 'a si biri' alla prossima commedia".

Progetti in cantiere quindi?

"Ho tante idee, se questo film andrà bene potrei restare sul tema commedia. Ma ho anche in sospeso un film che ho iniziato a girare in Polonia, di tutt'altro genere. Vedremo".

Sabrina Schiesaro

(Unioneonline)
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