Il documentarista Matthew Heineman sognava da tempo di raccontare la vita irripetibile di Marie Colvin, la reporter britannica del "Sunday Times" uccisa in Siria nel 2012, dopo aver vissuto da testimone tutti i maggiori conflitti militari degli ultimi 30 anni.

E insieme, con questa prima prova cinematografica, il regista voleva anche riportare l'attenzione sul conflitto siriano, che continua a insanguinare un Paese allo stremo, nell'indifferenza generale e senza spiragli di soluzione.

A metà tra docufilm e biografia, "A private war" riesce a mischiare il piano corale della guerra e delle sue conseguenze sociali a quello personalissimo della reporter che dal 1985 ha vagato per il mondo raccontando le guerre dalla prima linea, dall'Afghanistan alla Libia, dal Medio Oriente alla Cecenia, passando per Kosovo, Sierra Leone, Iraq, Sri Lanka e Siria.

La reporter britannica Marie Colvin (Ansa)
La reporter britannica Marie Colvin (Ansa)
La reporter britannica Marie Colvin (Ansa)

Guerre che per la giornalista sono diventate una missione e insieme una "droga" da cui non è mai riuscita a liberarsi, pagando a caro prezzo la propria scelta, con la rinuncia agli affetti e a una vita "normale", e infine perdendo la vita durante la cronaca dell'assedio di Homs, in Siria.

A interpretarla un'intensa e somigliantissima Rosamund Pike, capace di rendere i chiaroscuri di Marie Colvin e la sua passione per il giornalismo rigoroso e approfondito, l'altro grande protagonista della pellicola, che, stando alle dichiarazioni del regista, è attualmente sotto l'attacco di fake news, informazione propagandistica e media sempre più superficiali.

(Unioneonline/b.m.)
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