Cristiano canta Fabrizio, un tour che potrebbe durare tutta una vita.

Padre e figlio uniti nella musica e la memoria di un grande poeta della canzone italiana tramandata da un artista che reinterpreta in modo personale e con un piglio di originalità straordinariamente creativa dei capolavori immortali.

Qualunque sia l'angolatura dalla quale si assiste e si vive un concerto di De André su De André, l'ascolto live è un'esperienza unica e magica, una dimensione interiore che riporta lo spettatore in un mondo fatto di racconti, aneddoti, storie che abbracciano un periodo di vita di Sardegna fatta di ricordi tristi ed esaltanti.

Le piaghe del banditismo, gli eroi di quegli anni che hanno combattuto un fenomeno duro a morire, un ciclo di chicche musicali che hanno lasciato il segno indelebile nella memoria collettiva.

Quando Cristiano De André sale sul palco si apre un mondo e i quasi duemila cultori, perché non sono semplici spettatori, di musica e poesia respirano un universo caleidoscopico di sensazioni avvolgenti.

Ma ieri a Riola Sardo, nel parco dei Suoni, per l'appuntamento firmato Sardegna Concerti, l'atmosfera era cupa perché Cristiano De André è figlio di quella terra ferita da una tragedia immane. Un ponte crolla e cancella vite umane preziose, piene di progetti, di speranze, di sogni, di amori, di amicizie.

Gli stessi elementi, insostituibili, delle canzoni di Fabrizio e di quelle che Cristiano compone per esercitare e mettere a frutto il suo straordinario talento di musicista e autore.

Il giovane De André dedica il concerto a queste esistenze finite nel vuoto di una strada che cerchi e che all'improvviso non c'è più.

Quasi una metafora misteriosa di un quotidiano fatto di gioie e dolori, di slanci e cadute, di suoni celesti e rumori molesti.

Il pensiero è alla sua Genova, così colpita e tanto addolorata nel lutto composto di una comunità forte che ogni volta si è rialzata più solida e determinata di prima.

Il concerto inizia con un brano in genovese e Cristiano De André al bouzouki. Poi a seguire tanti grandi successi che infiammano la platea, da A cumba, Creuza de ma, Don Raffaé, a "Il testamento di Tito", "Amico fragile" con l'assolo di Osvaldo di Dio, "Se ti tagliassero a pezzetti", fino ad un intenso medley composto da "Andrea", "La cattiva strada", "Una storia sbagliata", "Quello che non ho", "Fiume Sand Kreek" e tanti altri

La sua versatilità lo porta a suonare, durante le due ore e mezzo di concerto, chitarra, pianoforte violino, il suo strumento, quello che suonava anche nei concerti del padre.

Un arco di collegamento tra due anime che fa vibrare i cuori delle persone, una moltitudine di appassionati, incantati, ammaliati da tanta poesia, che lo ama e lo segue ogni volta che ritorna nella sua seconda casa, la Sardegna.

Oggi si replica ad Osini e sarà ancora un altro viaggio di armonie perfette e di emozioni struggenti.

E poi una promessa.

Dopo l'intervento alle corde vocali che ha bloccato il nuovo progetto, ci sarà nel 2019 il tour teatrale tratto da Storia di un impiegato, un lavoro ormai concluso, bloccato solo dall'impedimento chirurgico, e che probabilmente sarà accompagnato da una pubblicazione con testi originali scritti dalla poetessa Ottavia Pojaghi Bettoni, compagna di vita di Cristiano, e Alfredo Franchini, giornalista, biografo di Fabrizio e amico fraterno del giovane De André.

L.P.
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