Natalie Portman, oggi 36enne, aveva solo 13 anni quando ricevette la prima lettera di un fan: all'interno, non ingenui e sinceri complimenti ma una fantasia di stupro.

L'ultimo personaggio che aveva interpretato, quello che le ha aperto la strada di una carriera che porta avanti tuttora, era quello di Mathilda nel film di Luc Besson del 1994, "Léon".

Qui era una ragazzina la cui famiglia era stata brutalmente sterminata da un agente della Dea che, rimasta sola al mondo, si legava al suo vicino di casa, Léon (Jean Reno).

Quando ha aperto quella lettera, e lo ha raccontato ieri davanti a una folla di migliaia di donne alla Women's March di Los Angeles, è stato un vero choc.

Ma non furono solo quelle parole a farle conoscere il lato oscuro della notorietà: "Molti critici cinematografici parlarono del mio seno acerbo, nelle recensioni del film. Ho capito molto rapidamente, anche se avevo solo 13 anni, che se avessi espresso la mia sessualità mi sarei sentita in pericolo e gli uomini si sarebbero sentiti autorizzati a discutere e oggettivare il mio corpo, senza preoccuparsi del grande disagio".

Una radio, racconta ancora, cominciò un conto alla rovescia fino al suo 18esimo compleanno, quando sarebbe stato legale andare a letto con lei.

"Fu una cosa assurda che influenzò le mie scelte successive, perché ero il sogno dei pedofili. Quelle brutte esperienze mi hanno reso riluttante a ricoprire ruoli sexy, soprattutto quando ero più giovane".

(Unioneonline/D)

LA MARCIA DELLE DONNE:

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