In principio fu Harvey Weinstein, regista e produttore con una lista di vittime lunga quanto un elenco telefonico. Poi ecco Kevin Spacey e le avances all'attore quattordicenne, infine lo scivolone di Dustin Hoffman con la stagista, solo per rimanere nel campo del cinema.

"Mi ricorda il clima che si respirava ai tempi di Mani Pulite: ogni giorno viene fuori una storia nuova. Significa che qualcosa sta bollendo in pentola: c'è sempre un disegno dietro, quando succede tutto questo", dice l'attrice cagliaritana Tiziana Troja.

Le molestie e le proposte indecenti nel mondo dello spettacolo e in tutti gli ambienti di lavoro non nascono certo oggi, secondo l'Istat sono più di 800mila le donne che hanno subito ricatti a sfondo sessuale. "I lupi li incontri in tutti i campi", taglia corto Troja, che sull'argomento ha dedicato anche qualche riga nella sua pagina personale sul web: "Le attrici che scelgono di andare a letto" esistono, scrive, "ed è dura non farsi venire un'ulcera e non morire di tristezza quando le vedi al fianco di registi per fare carriera".

Insomma: spesso c'è una scelta precisa, e per questo "lo stupro è un'altra cosa, e le donne che usano questo termine a sproposito sono indegne di avere diritto di parola e di voto", è il ragionamento provocatorio dell'attrice. Non tutte fanno così: "Molte mie amiche, anche famose, sono riuscite a scavalcare questo passaggio. Anche io ho sempre avuto rapporti d'amore, mi sono innamorata di attori e registi. Diverso però è andare a letto per fare un film".

IL REGISTA - Le cronache danno l'idea che le molestie siano usanza abbastanza diffusa tra palcoscenici e macchine da presa. "Ma in Sardegna tenderei ad escludere questa ipotesi. Il fatto che qualcuno possa chiedere del sesso in cambio di lavoro è agghiacciante e triste. Mi sembrano meccanismi più familiari negli ambienti in cui il cinema ha un'impostazione da industria, qui il discorso è diverso", spiega il regista Enrico Pau.

Da questo punto di vista, l'Isola sembra immune: "Non mi è mai capitato, personalmente, di trovarmi in storie simili. Né le ho sentite raccontare. Forse è per l'idea di cinema che ho io: le persone sul set devono essere felici, credo che invece le molestie e i ricatti siano cose che portano infelicità".

Il fenomeno nel mondo però esiste, eccome: "Tutti gli accusati chiedono scusa, vuol dire che qualcosa di vero c'è. Credo però ci sia tanta confusione. Mi sorprende che ogni giorno si parli, con tanta facilità, di nuovi casi. È chiaro che c'è qualcosa dietro".

L'ATTORE - Jacopo Cullin quasi preferirebbe non parlarne: "Si rischia di mancare di rispetto a chi ha subito veramente questo tipo di violenza", avverte l'attore cagliaritano, che racconta la sua esperienza nei villaggi vacanze: "Quando lavoravo lì ne capitavano di tutti i colori. Ho ricevuto una marea di avances, sia da uomini che donne. Basta rifiutare, con eleganza".

Certo, il tempismo con cui vengono raccontate da attori e attrici gli episodi, spesso vecchi di cinque o dieci anni, è sospetto: "Viviamo in un'era in cui c'è il rischio che si metta in piedi una gara a chi è stato molestato di più. Anche per questo non farei un calderone unico", sospira Cullin.

LA SINDACALISTA - Il potente che ricatta la giovane in cerca di lavoro è una storia in ciclostile che si ripete un po' in tutti i campi. "La violenza nei luoghi di lavoro è spesso sottovalutata e aumenta esponenzialmente con la crisi e la precarietà, che rendono le donne più vulnerabili e ricattabili", chiarisce Fulvia Murru, segretaria regionale della Uil Fpl.

A differenza dell'universo hollywoodiano, però è più difficile che le storie vengano a galla: "Molestie sessuali, dimissioni in bianco e mobbing sono fenomeni allarmanti: una battaglia come questa è epocale e va combattuta fino in fondo", conclude la sindacalista, "educando le persone al rispetto reciproco nei rapporti personali, lavorativi e sociali".

Michele Ruffi

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