Salvare dal fallimento le circa 5.000 imprese del settore agro-pastorale sardo gravate da una crisi creditizia che risale a una controversa applicazione di alcune leggi regionali di finanziamento del settore che hanno consentito agli istituti di credito coinvolti di incassare ingenti somme non dovute, a danno sia delle casse regionali che delle aziende stesse. A chiederlo al governo in una interpellanza urgente (2-00613) alla Camera, è stato il gruppo dei deputati sardi del Movimento 5 Stelle, guidati dal primo firmatario, Pino Cabras. La problematica, ha spiegato l'atto, si deve alla legge regionale n. 44 del 1988 che consentiva l'abbattimento dei tassi d'interesse per i mutui sino a 15 anni in favore degli imprenditori agricoli in condizioni di difficoltà economiche per circostanze avverse. Nel 2001 la regione ha però notificato, a seguito di vari cavilli burocratici, il provvedimento di revoca del concorso agli interessi concesso, richiedendo ai circa 5 mila beneficiari la restituzione degli aiuti percepiti e degli interessi con relativa notifica di sollecito di pagamento, senza alcuna proposta di rateizzazione a differimento degli importi. Sebbene gli istituti di credito avessero revocato i contratti di mutuo, l'assessorato all'agricoltura della regione Sardegna concesse e liquidò il concorso regionale agli interessi per tutte le trenta semestralità di ammortamento. Da alcuni rilevamenti documentati, hanno messo in luce i deputati, è emerso tuttavia che il concorso regionale sugli interessi, puntualmente liquidato dalla regione, era superiore all'originario finanziamento degli istituti di credito. A questo proposito un consistente numero di imprenditori ha presentato alle procure di Tempio Pausania e di Cagliari una querela finalizzata a capire la liceità dell'operato degli istituti di credito coinvolti e l'esattezza delle somme richieste da questi ultimi agli imprenditori agricoli, ipotizzando i reati di usura, evasione fiscale, truffa e appropriazione indebita.

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