Quali presupposti giuridici hanno portato il ministero dell'Ambiente a non ritenere applicabili, nell'area marina protetta Penisola del Sinis-Isola Mal di Ventre, le modifiche del ministero dell'Agricoltura alla definizione di piccola pesca artigianale? A chiedere chiarimenti in merito è la deputata di Italia Viva Maria Chiara Gadda che, in un'interrogazione parlamentare indirizzata ai ministri dell'Ambiente, Sergio Costa, e delle Politiche Agricole, Teresa Bellanova ha chiesto al governo una spiegazione su questa decisione che, ricorda, rischia di produrre gravi conseguenze economiche, sociali ed occupazionali per le 13 imbarcazioni "familiari" del compartimento di Oristano che, in base alla definizione, vengono automaticamente escluse dall'operatività. La questione sollevata da Gadda avrebbe origine, spiega la stessa, nel regolamento di esecuzione e organizzazione (Reo) dell'Area marina protetta Penisola del Sinis-Isola Mal di Ventre approvato il 28 aprile 2017: il documento prevede che, nelle zone B e C dell'Area marina protetta in provincia di Oristano, sia "consentita esclusivamente, previa autorizzazione del soggetto gestore, l'attività di piccola pesca artigianale". Il regolamento, insieme ad un disposto del Mipaaf sulla "Disciplina della piccola pesca e della piccola pesca artigianale", avrebbero di fatto escluso dall'operatività nelle aree B e C di quell'area marina protetta 13 unità da pesca sulle quali operano circa 40 imbarcati che, ricorda la deputata, da generazioni sono "gestite a livello familiare" e praticano "la propria attività nell'area marina protetta con attrezzi della piccola pesca entro le 12 miglia" e i cui scafi "superano di poco il limite di 12 metri Ftt previsti dalla definizione" nel regolamento. Più di recente, con un decreto del Mipaaf del 2019, contenente le "Disposizioni per la campagna di pesca del tonno rosso-Anno 2019", la situazione era sembrata in parte risolta: la modifica alla definizione di "piccola pesca artigianale" contenuta nel testo aveva di fatto reso possibile, almeno sulla carta, alle 13 imbarcazioni oristane di operare nelle zone B e C. Il ministero dell'Ambiente ha però impedito questa soluzione: con due note, una indirizzata a Legacoop Sardegna e l'altra alla direzione generale della Pesca marittima e dell'Acquacoltura del Mipaaf, spiega Gadda, "ha comunicato di non ritenere applicabili le modifiche introdotte dal Ministero delle politiche agricole" ritenendole valide "per il solo svolgimento della campagna di pesca del tonno rosso" e ribadendo "la esclusiva titolarità del Ministero dell'ambiente in merito alla gestione delle aree marine protette". Una scelta che, secondo la deputata, avrebbe gravi conseguenze per le 13 imbarcazioni escluse dalle attività, per le quali risulterebbe particolarmente oneroso sostituire o modificare gli scafi, e sulla quale si chiedono chiarimenti al governo circa i presupposti giuridici che ne sono alla base.

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