La depressione al tempo del Covid: ecco alcuni dati significativi rilevati negli USA dal CDC (Centers for Desease Control and prevenction), una delle fonti più attendibili in questo ambito a livello mondiale, registrati sia dopo il primo lockdown che a febbraio 2021.

È impressionante notare come in tale periodo la quantità di adulti con sintomi recenti di un disturbo ansioso o depressivo sia aumentata dal 36,4 al 41,5%, e al contempo come la percentuale di individui che riportano bisogni di assistenza sanitaria mentale non soddisfatti sia aumentata dal 9,2 all'11,7%.

Dati assolutamente sovrapponibili sono stati osservati in tutto il mondo occidentale, anche in Italia da un gruppo dell'Università di Roma e L'Aquila, in una ricerca estendibile pure alla Sardegna e ultimamente dal NIH, Sistema sanitario inglese, con una ricerca pubblicata a fine febbraio 2021 sulla rivista Nature.

«Sono state circoscritte e studiate diverse "nuove categorie" emerse con la pandemia», spiega Antonio Laddomada, psichiatra ed ex primario del reparto di psichiatria dell'Ospedale Sirai di Carbonia. «I bambini che non frequentano gli amichetti, gli studenti con la didattica a distanza e senza sport, i single, i ricoverati in RSA e gli anziani sempre più isolati, i disoccupati diventati nuovi poveri, i commercianti e i professionisti con riduzioni imponenti del reddito o i parenti dei defunti sono confluiti all'interno di nuove categorie sensibili, sottoposte a perdite, isolamento, inattività e vessate da un martellamento mediatico incessante e spesso contraddittorio». Un altro più tragico esempio sono i dati pubblicati da The Lancet, sull'aumento delle possibilità di suicidio, che se nella popolazione in media è di 16 casi ogni 100.000 abitanti, nel caso dei disoccupati aumenta del 30%.

È utile adesso dare qualche specifica in più su cosa si intenda per il disturbo depressivo nella sua accezione più propria, come riporta l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), secondo la quale, nel 2020, la depressione è diventata la patologia più diffusa al mondo tra i disturbi psichici, che a loro volta rappresentano la terza causa di malattia dopo le patologie cardiovascolari e tumorali.

Senza dimenticare che nel nostro Paese, in un anno di pandemia, circa un milione di persone ha perso il lavoro, allargando così di molto il numero di individui che possono incorrere in questo tipo di malattie.

Per depressione non si intende la tristezza o la sfiducia, pur dolorose, dovute allo stress che stiamo vivendo, ma un insieme complesso di sintomi precisi e misurabili: umore depresso associato a idee di colpa, di autosvalutazione, di morte o di suicidio; mancanza di energia e di volontà; rallentamento motorio e nella capacità di pensare o concentrarsi; marcata diminuzione di interesse o piacere per (quasi) tutte le attività svolte; oscillazioni dell'appetito e del peso corporeo; insonnia o ipersonnia; agitazione e ansia.

Che fare allora quando ci si ammala di depressione o si assiste una persona che ne soffre, in particolare? «In questo periodo», dice Antonio Laddomada, «soprattutto in zona rossa, la risposta allo stress, alla tristezza e alla sfiducia esistono: per cui, compatibilmente con le restrizioni, è fondamentale mantenere le proprie abitudini, che si tratti di passeggiare all'aperto, leggere un libro o telefonare agli amici. E soprattutto, quando si presentano i sintomi della depressione, rivolgersi subito a uno specialista».
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