È un virus del gruppo dei Paramyxovirus. È lui il colpevole della parotite, una malattia infettiva che infiamma le ghiandole salivari e spesso provoca il rigonfiamento delle ghiandole parotidi presenti sotto i padiglioni auricolari. Per questo la malattia è stata da sempre ribattezzata col termine curioso di orecchioni. Un sintomo chiaro e immediatamente riconducibile alla patologia in atto che non sempre si manifesta insieme agli altri sintomi quali febbre, spossatezza, a volte brividi, mal di testa. «Al pari del morbillo e di altre malattie esantematiche come la rosolia o la varicella, si trasmette da persona a persona», spiega Gabriele Mereu, responsabile del centro vaccinazioni dell’ospedale Binaghi-Assl di Cagliari. «Il contagio avviene attraverso le goccioline respiratorie diffuse con uno starnuto o un colpo di tosse ma anche con un contatto diretto, magari una stretta di mano se il malato si è magari soffiato il naso. La malattia è contagiosa nei sei giorni che precedono la comparsa dei sintomi e per i nove successivi. Una volta contratta la parotite, si diventa immuni».

Solitamente nei bambini gli orecchioni si risolvono in pochi giorni. Cinque, sette. «Uno su tre, poi - ricorda Mereu - non presenta sintomi. A volte, però, la parotite può provocare complicazioni importanti come la meningite, con percentuali che vanno dallo 0,5 al cinque per cento, la pancreatite, con percentuali che raggiungono il quattro per cento e danni anche rilevanti all’udito». Le statistiche confermano che cinque bambini colpiti dagli orecchioni su centomila perdono del tutto l’udito. Un’infezione responsabile della principale causa di sordità neurosensoriale infantile.

Insomma, una patologia che va tenuta sotto stretta sorveglianza e che proprio le campagne di vaccinoprofilassi avviate negli anni hanno drasticamente ridotto in Italia e dunque anche in Sardegna ma anche nel resto d’Europa.

Se però nei bambini le complicanze sono tutto sommato rare, il discorso cambia per chi, da adulto, si imbatte nel paramyxovirus. «Nel 20 per cento dei casi, e con punte che raggiungono il trenta, nei maschi che sono entrati nell’adolescenza può insorgere dell’orchite. È un’infiammazione con rilevante gonfiore piuttosto dolorosa dei testicoli e può anche degenerare in un’atrofia che porta alla sterilità», spiega Gabriele Mereu.

Una volta riscontrati i primi sintoni, spesso associati ad altre patologie come l’influenza, bisogna necessariamente rivolgersi al medico per accertare se veramente il paziente sia stato contagiato dal virus della parotite. Una visita che va di pari passo con gli esami di laboratorio per la ricerca, nel sangue, di anticorpi specifici contro il virus. Per curare gli orecchioni si somministrano analgesici per contenere il dolore provocato dall’infiammazione, e antipiretici per tener sotto controllo la febbre. Il resto può farlo una dieta semiliquida capace di alleviare almeno in parte il dolore durante la masticazione.

È evidente che anche per la parotite resta di primaria importanza la prevenzione. E in questo caso la profilassi con la vaccinazione. Un vaccino vivo che favorisce la comparsa di anticorpi specifici in oltre il 95 per cento dei vaccinati e impedisce una recidiva.
© Riproduzione riservata