"La pazienza e la rabbia. Storia di un lottatore", è il titolo del libro curato da Donatella Percivale che narra le imprese di un combattente senz'armi, un lottatore appunto, capace, nonostante la Sla che l'aveva colpito minandone il fiso ma non la mente, di tener testa a governi e governanti che dal 2012 al 2016 si avvicendarono alla guida del Paese.

Si chiamava Salvatore Usala ma era soprattutto Tore, l'uomo delle mille battaglie nel nome di un diritto: quello della dignità dei malati. Qualunque fosse la malattia, ancora di più quando questa si chiamava e si chiama Sindrome laterale amiotrofica. Erano stati 18 i presidi sotto i palazzi del potere. Grazie a quei sit-in riuscì a ricostituire il Fondo della non autosufficienza, azzerato nel 2012 dal Governo Berlusconi. Adesso è Monserrato, la cittadina in cui aveva abitato fino al 2015, a ricordarlo giovedì pomeriggio alle 17, nella sala multimediale di Piazza Maria Vergine.

Con la sua forza - così ricorda chi l'aveva conosciuto - ha dato coraggio ai molti amici che l'hanno seguito e aiutato nelle sue lotte contro le istituzioni cieche e sorde. "Ci ha insegnato che serve preparazione, informazione, che bisogna ascoltare le persone, studiare, capire e sudare. Solo allora si possono ottenere risultati".

"Salvatore Usala si è davvero speso per tutti, per ben 18 volte ha lasciato la Sardegna, a bordo di una nave, per recarsi a Roma sotto al Mef aspettando di essere convocato per essere ascoltato, i suoi erano contenuti reali numeri ben articolati e non aria fritta", ricordano Marina Mercurio e Irma Ibba, rispettivamente referente per la Regione e presidentessa dell'associazione "Viva la vita Sardegna Onlus" fondata da Usala.

"Tore era un uomo concreto con i piedi per terra, perché credeva in un ideale di giustizia e con caparbietà ha cercato di portarlo a termine fino alla fine. Quindi l'obiettivo principale da perseguire è quello di una 'assistenza dignitosa anche perchè mentre in sardegna il Rac (ritornare a casa) protegge piuttosto bene i malati come Usala, nel resto del paese, grazie ai nostri amministratori che hanno allargato a dismisura la platea degli aventi diritto dimenticandosi di aumentare in proporzione il fondo ha portato a distribuire contributi che se rapportati alle condizioni rasentano il ridicolo. Ecco questo è l'immenso insegnamento che ci ha lasciato un vero guerriero, un esempio e un'eredità molto complicata da portare avanti come quella di esportare il Rac modello Sardo, in tutto il paese perché se l'andazzo continua così il Fna sta diventando troppo stretto e inadeguato per questa patologia", concludono Mercurio e Ibba.
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