L'ospedale di Lanusei rischia una morte lenta, il reparto di Ortopedia rimane chiuso, Chirurgia, Rianimazione e Pronto soccorso boccheggiano. Ma l'Ogliastra malata e cassintegrata riavrà la sua Asl.

Sono bastate notizie frammentarie per riaccendere entusiasmi sopiti, sebbene ancora la restaurazione (depotenziata l'Ats, che si chiamerà Ares, risorgono le aziende sanitarie locali) non sia stata tradotta in atti visibili o "cliccabili". La bozza non si conosce ancora nei dettagli ma tra i medici si intravedono spiragli di ottimismo. Luigi Ferrai, direttore sanitario dell'ospedale Nostra Signora della Mercede, manifesta soddisfazione. "Con il ritorno alle Asl si otterrà una gestione più diretta, riavremo le risposte immediate che da tempo ci mancano. Ritengo giusto che alcune funzioni rimangano centralizzate in capo a quella che oggi è l'Ats, ma è opportuno che certe competenze e determinate autonomie vengano restituite ai territori".

In regime Ats, il direttore della Assl di Lanusei aveva un tetto massimo di spesa da quarantamila euro. Troppo pochi per permettere un minimo di autonomia gestionale. Tempi diversi rispetto a quelli nei quali regnavano le triadi.

Un interno dell'ospedale di Lanusei (foto L'Unione Sarda)
Un interno dell'ospedale di Lanusei (foto L'Unione Sarda)
Un interno dell'ospedale di Lanusei (foto L'Unione Sarda)

"Direttore generale, direttore amministrativo e direttore sanitario delle Asl - ricorda Ferrai - coprivano lo spettro delle competenze. Aspettando i medici per l'anno nuovo - alcuni concorsi sono stati banditi, occorre capire se i vincitori accetteranno - l'ospedale deve organizzarsi con le forze a disposizione. Dotato di centoquindici posti letto, il Nostra signora della Mercede dispone di ottanta medici, duecento infermieri, 54 operatori socio sanitari. Mancano alcuni primari, i cui posti sono coperti da specialisti facenti funzioni. Dato positivo, sono stati attivati i concorsi.

CARDIOLOGIA - Resta ancora inattivo il servizio di emodinamica, per avere il quale i cardiopatici la settimana scorsa hanno annunciato nuove forme di protesta che si sostanziano nell'occupazione del reparto di cardiologia. La sala ha tutte le dotazioni che possono farla funzionale, manca il via libera regionale al suo utilizzo. Questa la lettera con cui Francesco Doneddu, presidente dell'associazione Amici del Cuore, che aggrega cardiopatici ogliastrini, ha annunciato alle istituzioni la protesta: "S'informano le SS.LL. che l'Associazione Ogliastrina Cardiopatici 'Gli Amici del Cuore d'Ogliastra', dopo le ripetute richieste e promesse fateci, per l'avvio del servizio di Emodinamica presso il presidio ospedaliero Nostra Signora della Mercede di Lanusei, sala collaudata da oltre otto anni e finanziata con fondi della Comunità Europea (costo 850.000 euro), non avendo avuto nessuna risposta in merito ai numerosi solleciti, decidono dal 02-01-2020 dalle ore otto di iniziare lo sciopero con l'occupazione del reparto di cardiologia, sino a soluzione del problema, si precisa che siamo disposti ad inasprire la lotta sia con lo sciopero della fame che con lo sciopero dei farmaci salvavita".

Ovviamente i malati fanno in modo che lo sciopero non pregiudichi l'attività del reparto. "Molti - precisa Francesco Doneddu - lo sciopero lo faranno presso il Presidio Ospedaliero (reparto di Cardiologia) e altri presso gli spazi adiacenti il presidio ospedaliero perché non è possibile intasare i servizi ospedalieri, il che andrebbe a discapito dei pazienti e dei loro familiari".

LE ALTRE ASSOCIAZIONI - La rivolta dei cardiopatici è contestuale alla mobilitazione del Comitato in difesa dell'ospedale, nato quando era stato chiuso per la prima volta il reparto di Ortopedia, e a quella già in atto da tempo di Giù le mani dall'Ogliastra, movimento che ha combattuto anche a difesa del Tribunale. Con modalità differenti entrambi rivendicano il diritto a un'assistenza sanitaria migliore sul territorio e combattono ogni ipotesi di ridimensionamento.

Sandro Rubiu, direttore del distretto sanitario della Assl di Lanusei (foto L'Unione Sarda)
Sandro Rubiu, direttore del distretto sanitario della Assl di Lanusei (foto L'Unione Sarda)
Sandro Rubiu, direttore del distretto sanitario della Assl di Lanusei (foto L'Unione Sarda)

NON SOLO OSPEDALE - Anche nell'ambito della medicina territoriale la resurrezione delle Asl è vista con compiacimento. Sandro Rubiu, direttore di distretto alla Assl di Lanusei, è convinto che "capacità, vicinanza e conoscenza delle situazioni consentano di fornire migliori risposte al cittadino. La Giunta regionale ha fatto un passo nella giusta direzione, passo peraltro auspicato dai cittadini, dagli amministratori locali e dagli operatori della sanità". Secondo Rubiu la Asl autonoma eviterà anche il rischio che uno dei servizi più capillari forniti in Ogliastra, ovvero l'assistenza domiciliare integrata, finisca sotto la governance di altre realtà. Dell'Adi in Ogliastra beneficia un migliaio di pazienti, è soddisfatto un auspicio espresso dal ministero della Salute e dall'assessorato regionale alla Sanità, visto che l'8 per cento degli ultrasessantacinquenni è assistito a domicilio. "L'obiettivo - dice Rubiu - è migliorare il dato". Meno ricoveri, più assistenza a domicilio, anche perché un giorno di degenza ospedaliera può arrivare a costare più di mille euro. Per ottimizzare l'assistenza sul territorio l'ideale - secondo il direttore di distretto - è avere l'infermiere di comunità nei poliambulatori. Figura professionale - spiega Rubiu - a disposizione dei pazienti che possono uscire facilmente di casa e quindi non hanno bisogno di cure domiciliari ma debbono sottoporsi a terapie iniettive e infusive".

La sindacalista Aurelia Orecchioni (Uil - Fpl) parla a un'assemblea in difesa della sanità ogliastrina (foto L'Unione Sarda)
La sindacalista Aurelia Orecchioni (Uil - Fpl) parla a un'assemblea in difesa della sanità ogliastrina (foto L'Unione Sarda)
La sindacalista Aurelia Orecchioni (Uil - Fpl) parla a un'assemblea in difesa della sanità ogliastrina (foto L'Unione Sarda)

SINDACATO CAUTO - Non tutti, però, condividono la nuova ventata di ottimismo. "Mi sento di esprimermi con molta cautela sulla nuova riforma", premette Aurelia Orecchioni, battagliera leader territoriale della Uil Fpl, che non ha mai smesso di denunciare carenze e contraddizioni che penalizzano l'assistenza sanitaria in ospedale e sul territorio. "È vero che L'Ogliastra avrà la sua Asl", riconosce la sindacalista, "ma ciò avverrà soltanto quando la proposta della Giunta avrà terminato il suo iter".

Da verificare anche la reale portata dei margini di manovra che avranno i dirigenti delle singole Asl. "Dovremo vedere se e quanta autonomia finanziaria avremo, posto che resterà comunque in piedi un ente regionale chiamato Ares che gestirà acquisti, concorsi, e altro. La nostra cautela e perplessità è dovuta proprio a questo".

NERVI SCOPERTI - La carenza di personale si fa sentire anche in servizi territoriali molto delicati, come la neropsichiatria. Due medici a Lanusei e due a Tortolì non bastano a garantire l'assistenza necessaria sul territorio, mentre aumentano i ricoveri coatti. Da aggiungere che il direttore del Centro di salute mentale, Francesco Tuligi, ha incarichi di responsabilità anche a Nuoro e Oristano. Sono state attivate le procedure per ottenere i necessari rinforzi di personale che però ancora non sono arrivati.
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