Uno studio degli scienziati dell'ospedale San Raffaele di Milano, condotto dal team dell'Unità di immunologia cellulare del professor Matteo Bellone e sostenuto dall'Airc, rivela che non sempre i batteri intestinali sono salutari, e anzi, alcuni germi del cosiddetto microbiota, interagendo con il sistema immunitario, potrebbero condizionare le sorti dei pazienti con mieloma multiplo.

In particolare, una specie batterica chiamata Prevotella heparinolytica e presente anche nell'uomo sembra favorire la moltiplicazione di linfociti infiammatori coinvolti nella progressione della malattia.

Lo studio è stato pubblicato su "Nature Communications" ed è fra i primi a tracciare una linea di influenza diretta tra il microbiota intestinale e una forma di cancro che ha sede in un altro organo. Inoltre, gli stessi autori della ricerca, hanno individuato un marcatore - l'interleuchina-17 (IL-17) - che potrebbe predire l'aggressività del mieloma nei pazienti ancora asintomatici, suggerendo l'efficacia di alcuni farmaci antinfiammatori già in commercio nel rallentarne la progressione.

"Pur trattandosi di risultati sperimentali, da confermare ulteriormente in ambito clinico, offrono nuove speranze - commenta il professor Bellone - non solo di poter presto riconoscere i pazienti a maggiore rischio di sviluppare il mieloma multiplo, ma anche di poter agire in anticipo, riuscendo a contenere la malattia o almeno a rallentarne la manifestazione più aggressiva".

Il mieloma multiplo è un tumore molto aggressivo che colpisce le plasmacellule, quelle che nel sistema immunitario hanno il compito di fabbricare anticorpi, e che nei pazienti affetti si accumulano all'interno del midollo osseo, impedendone la normale attività di rigenerazione del tessuto sanguigno e indebolendo le ossa, con sintomi gravi. Per capire cosa "sveglii" il mieloma dalla sua fase latente, l'equipe milanese ha studiato il modello animale della patologia focalizzandosi sul ruolo della flora batterica intestinale e scoprendo che la Prevotella heparinolytica favorisce la moltiplicazione di alcuni linfociti infiammatori coinvolti nella progressione del cancro: attivati nell'intestino, migrano nel midollo osseo e alimentano la proliferazione delle plasmacellule tumorali.

"Misurare la quantità di questa molecola nel midollo di pazienti asintomatici - spiega Arianna Brevi, prima autrice del lavoro insieme ad Arianna Calcinotto - potrebbe costituire il primo marcatore di rischio, in grado di indicarci i pazienti in cui il mieloma multiplo è in procinto di manifestarsi".

(Unioneonline/b.m.)
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