Il cancro della mammella è la patologia neoplastica maligna più frequente nella popolazione femminile e rappresenta nel nostro paese la prima causa di morte delle donne nella fascia d'età tra i 35 e i 44 anni. In assoluto rappresenta, nei paesi dell’Unione Europea, la prima causa di morte per tumore nel sesso femminile.

In Italia vengono diagnosticati circa 48.000 nuovi casi di neoplasia mammaria ogni anno. In Sardegna si contano circa 1500 nuovi casi annui di tumori della mammella.

Il tumore mammario nella maggior parte dei casi insorge in donne in cui non si rileva una significativa storia familiare di tumore. Esiste invece un certo numero di casi, intorno al 15%, definiti "familiari", in cui tale patologia possiede una frequenza superiore rispetto alla popolazione generale. Il 5-10 % dei casi familiari viene definito "ereditario", cioè è legato alla presenza di mutazioni genetiche che conferiscono un significativo rischio di sviluppo del carcinoma della mammella e che dunque possono essere "trasmesse".

Il carcinoma mammario nelle donne portatrici di mutazioni BRCA1 e BRCA2 determina un'alta probabilità d'insorgenza della malattia neoplastica in giovane età, al di sotto dei 35-40 anni, e può essere bilaterale, interessare cioè entrambi i seni, può essere multifocale/multicentrico e inoltre, specie nelle forme legate al gene BRCA1, frequentemente si presenta in forma di carcinoma duttale infiltrante altamente aggressivo, con alta attività proliferativa e recettori ormonali negativi. Il rischio di sviluppare un carcinoma mammario controlaterale per donne portatrici di BRCA1 e BRCA2 è superiore al 30% a dieci anni dal primo evento.

I due principali geni responsabili di carcinoma ereditario sono il gene BRCA1 e il gene BRCA2, che determinano circa un terzo dei casi di carcinoma ereditario della mammella; esistono poi altri geni , meno frequenti, mentre la restante quota dei casi sarebbe legata alla mutazione di geni diversi ma purtroppo attualmente non del tutto conosciuti. I BRCA 1 e 2 sono stati scoperti nel 1990 dalla genetista americana Mary Claire King. Questi geni regolano, con un meccanismo ancora non del tutto noto, la corretta crescita e la proliferazione delle cellule della mammella e sono geni "oncosoppressori a trasmissione di tipo autosomico dominante a penetranza elevata": ciò significa che un individuo, sia esso maschio o femmina, portatore di un'alterazione (mutazione) in uno di questi geni, può ammalarsi e possiede un rischio di trasmissione della mutazione stessa alla prole pari al 50% e indipendente dal sesso del nascituro. Le donne portatrici di mutazioni in tali geni presentano un rischio elevato di sviluppare la malattia nell'arco della vita. La probabilità di sviluppare un carcinoma mammario per le donne portatrici di mutazioni BRCA1 e BRCA2 è attualmente stimato al 60-80 % circa nel corso della vita. Inoltre le mutazioni di tali geni costituiscono anche un rischio di carcinoma ovarico/tubarico, che per il gene BRCA1 è stimato al 40% circa, mentre per il BRCA2, questo rischio è valutato inferiore o pari al 20-30%nel corso della vita. La mutazione del gene BRCA2 (e in rari casi del gene BRCA1), è responsabile di un rischio maggiore di tumore mammario maschile. Questi dati mettono in evidenza l'importanza di riconoscere le donne e le famiglie con sospetta predisposizione geneticamente determinata allo sviluppo della neoplasia mammaria, al fine di affrontare nel modo migliore non solo le problematiche cliniche ma anche migliorare la qualità della vita degli individui predisposti.
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