Sono ore di tensione all'interno del partito di Matteo Salvini, dopo che il Tribunale del Riesame ha accolto il ricorso della Procura di Genova sul sequestro dei fondi della Lega, quei 49 milioni di euro di rimborsi elettorali al centro dello scandalo che ha coinvolto l'ex leader Umberto Bossi e il tesoriere di partito Francesco Belsito.

Una truffa ai danni dello Stato secondo il tribunale di Genova, un'ingiustizia per i leghisti, che rischia ora di far saltare - almeno sul piano economico - il partito forte al Governo.

"Se ci condannano, il 6 settembre chiudiamo", aveva dichiarato nei giorni scorsi Giancarlo Giorgetti, e tra i vertici del partito sta circolando l'idea di rifondare con un nuovo nome la forza politica, cancellando di fatto la lunga pagina di storia del Carroccio.

Inutili il tentativo degli avvocati della Lega di far presente che i fondi presenti oggi nelle casse del partito - circa 5 milioni di euro - non hanno nulla a che fare con i proventi degli illeciti passati, ma sono anzi il frutto dei contributi degli eletti, dei tesserati e di donatori.

E a gettare benzina sul fuoco pensano immediatamente le opposizioni, con Matteo Renzi che dopo la sentenza twitta velenoso: " Ufficiale: Lega ladrona ha fatto sparire 49 milioni. Salvini dice: 'Mi spiace, non li ho più, ma tanto gli italiani sono con noi'. Ma come? Qui si parla di sentenze, non di sondaggi. Un ministro non rispetta una sentenza? E i cinque stelle? Tutti zitti per tenersi la poltrona?".

Seguito a stretto giro dalla collega Maria Elena Boschi, bersaglio nel recente passato di pesanti accuse da parte della Lega: "Mi hanno massacrata due anni per un incontro con un dirigente di banca. Per un incontro! Se invece rubassi 49 milioni e mi rifiutassi di restituirli, cosa mi farebbero? Lega Ladrona".

L'ex senatore Luigi Lusi. (Foto Ansa)
L'ex senatore Luigi Lusi. (Foto Ansa)
L'ex senatore Luigi Lusi. (Foto Ansa)

La levata di scudi non manca di ricordare un episodio simile avvenuto proprio in casa Dem, e più specificatamente nella Margherita, con la sottrazione di più di 25 milioni di euro dalle casse del partito a guida Rutelli da parte del senatore Luigi Lusi. In quel caso, però, le cose sono andate diversamente, perché la magistratura ha considerato la forza politica privata dei fondi come parte lesa, imponendo al colpevole Lusi la restituzione dei soldi, e la Cassazione ha confermato lo scorso dicembre la condanna a 7 anni per l'ex tesoriere. Due pesi e due misure, dice oggi qualcuno, con un partito considerato vittima, la Margherita, e un altro, la Lega, di fatto "complice" dei due esponenti che hanno sottratto fondi dalle casse.

Il caso di Luigi Lusi risale al 2012, quando una segnalazione della Banca d'Italia sulla compravendita di un immobile e su operazioni finanziarie sospette avviò un'indagine sui conti del partito della Margherita, facendo emergere l'enorme e reiterata sottrazione di fondi pubblici tramite società estere da parte del tesoriere.

Intanto, in casa Lega il leader Matteo Salvini cerca di stemperare la tensione ribadendo la tesi secondo cui la sottrazione risale a una gestione passata del Carroccio, che non ha nulla a che fare con quella attuale. Insomma, a oggi, quei 49 milioni di euro nelle casse del partito non ci sono: "Se vogliono toglierci tutto, lo possono fare. Noi abbiamo gli italiani con noi, facciano quello che credono".

(Unioneonline/b.m.)

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