Mentre Salvini dalle celebrazioni del 224esimo "compleanno" della Guardia di Finanza rilancia il condono (lo chiamano pace fiscale, ma sempre di condono si tratta), Luigi Di Maio lancia un'altra proposta forte e destinata a far discutere.

Si tratta di un vecchio cavallo di battaglia del vicepremier, di cui già ha parlato in campagna elettorale guadagnandosi anche gli applausi del Vaticano: l'abolizione del lavoro domenicale.

Rispondendo ad alcuni lavoratori che, radunati di fronte al ministero in via Veneto, gli chiedono se sia pronto ad aprire un tavolo per rivedere il decreto Monti che ha liberalizzato il lavoro domenicale, risponde serafico: "Certo".

Poi aggiunge: "Ho preso il treno in corsa, ci sono tanti problemi, per chi lavora ma anche per i fatori di lavoro. Dobbiamo combattere la precarietà ed eliminare lo sfruttamento".

Secondo la Costituzione italiana il riposo settimanale per i lavoratori è obbligatorio, ma non è detto che debba avvenire di domenica. Il decreto Monti del 2012, liberalizzando il settore del commercio, ha abolito le restrizioni sulle aperture domenicali e festive dei negozi.

Così per commessi, cassiere dei supermercati, e più in generale dipendenti di negozi e centri commerciali, il lavoro di domenica si è fatto sempre più frequente.

I dipendenti, qualora il contratto preveda il lavoro nei festivi, non possono rifiutarsi. Il datore di lavoro è invece obbligato a pagare una maggiorazione per ogni festivo lavorato e a comunicare con anticipo al dipendente il festivo in cui dovrà lavorare.

(Unioneonline/L)
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