E' stata una riunione lunga e tesa quella dei capi delegazione del governo che ha portato al varo del nuovo Dpcm con le misure anti Covid.

La prima discussione che accende il governo e fa slittare di qualche ora il decreto riguarda le feste in casa, l'opportunità di entrare nelle case degli italiani, rischiando anche di scatenare la delazione tra condomini. Dubbi già espressi da Regioni e comuni. La discussione si fa "molto tesa" nella riunione dei capi delegazione. "Imporre un obbligo dentro casa potrebbe essere incostituzionale, il provvedimento non passerebbe il vaglio del criminale", osserva Teresa Bellanova di Italia Viva, contraria anche alla formula più soft e non vincolante della "raccomandazione". Lo stesso Conte ha dubbi sull'imposizione di un divieto oggettivamente difficile da applicare. Alla fine Speranza viene accontentato e passa la mediazione del premier: nel Dpcm c'è il divieto di feste private fuori da casa (con un massimo di 30 persone a matrimoni, funerali e cresime) e la "raccomandazione" di non farle neanche in casa, dove non ospitare più di sei persone non conviventi contemporaneamente.

Il secondo tema che ha agitato governo ed enti locali è la possibilità di tornare alla didattica a distanza almeno per le superiori. Idea avanzata da alcuni governatori come il veneto Luca Zaia. "Il tema esiste, soprattutto in prospettiva", osseva un ministro, ma l'ipotesi allarma il segretario Pd Nicola Zingaretti, secondo cui le priorità sono "garantire lavoro, scuola e universiatà", oltre al ministro Lucia Azzolina, che sulla riapertura delle scuole in sicurezza ha puntato tutto. Alla fine si decide per la didattica in presenza, in tutte le scuole.

(Unioneonline/L)
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