Per lambire un sistema corrotto occorre qualcosa di più seriamente grosso che una serie di crisi dall'effetto dirompente ma circoscritto. Come un inquilino moroso nel condominio, indifferente allo sfratto esecutivo. Occorrerebbe approdare a una crisi generale che paralizzi tutti i sistemi del palazzo europeo generando quello che a titolo d'onore definiremmo l'"effetto nuraghe", ovvero, l'esportazione totale degli inquilini migliori - aziende, individui, saperi - verso lidi ignari della farsa in atto ai danni degli affittuari.

Gli Stati europei gabellati devono costantemente aggiornare le difficoltà di base, adattandole di volta in volta con argomenti retorici utili a tenere a bada la protesta altrimenti inevitabile. Taranto, Venezia, la questione dei pastori. Finché la testa della rivolta è distratta con i proclami, oppure arginata con denunce generali, si può governare al netto delle ragioni europee liberando fra le nuvole la sagoma oscura di una manovra finanziaria dai possibili sviluppi atomici. Ma è davvero in maniera così sfrontata che la politica italiana vuole assolversi, applaudendo le piazze inscatolate di "sardine" col mirabile scopo di fare opposizione all'opposizione? Troppi paradossi generano ipocrisie imbarazzanti.

Una lezione arriva prontamente dall'Inghilterra. Non appena Sua Maestà la Regina ha "scoperto" il Duca di York - Principe Andrea e secondogenito - alle prese con uno scandalo imbarazzante nei risvolti e aberrante nelle motivazioni, lo ha immediatamente spogliato dei crismi mandandolo in esilio nell'attesa di giudizio. (...)

È così che, quassù a Londra, la tutela dell'onore, fosse anche di facciata, mantiene un rigore privo di eccezioni coronate. Pure a rischio di immolare sull'altare dell'opinione pubblica un alto Reale sottoposto al rigoroso appello delle tradizioni e al forte sentimento di identificazione popolare.

Proprio così. Non si recede. Non si cede all'utile della polvere sotto il tappetto. Si affrontano di petto le crisi finché la soluzione appaia quella inderogabilmente appannaggio della ragione civile. Lo confermano le aspre battaglie in seno alla Brexit con l'inflessibile comandamento di far valere quell'uno per cento di consenso elettorale derivato dal referendum, come terreno di un vasto Stato di diritto al di là di ogni recesso "democratico".

L'Italia è un vaso forato che perde genio e linfa da tutti i pori mentre si cerca pericolosamente di colmare la ferita sanguinante dei lavoratori esanimi, andando a pescare dal recipiente infangato di un continente rimestato da agitazioni reali o presunte, col solo risultato di riversare per le strade manovalanza da bande e padroni della vita notturna, svenduta alla cronaca come manodopera invocata dalle aziende. Le stesse aziende accusate di evasione congenita e dissanguate da un fisco avido. È perfino perverso leggere ragioni al buonsenso o ascoltare motivazioni alla tolleranza (sacrosanta ispecie se giocata sulla vita umana) mentre si continua a fingere di non vedere il collasso di un'Europa prossima allo schianto, usare a tradimento il ricatto dei migranti per continuare a generare aspri fenomeni silenti come quelli di Stoccolma. Di recente, la città svedese, simbolo ormai estinto di felice integrazione culturale, si è scoperta alla mercè di bande di spacciatori stranieri che lottano per l'acquisizione del territorio urbano. E il governo svedese ha malamente deciso di trattare con i boss locali al fine di trovare una soluzione alla vera e propria guerra senza esclusione di omicidi a giovanissimi o attacchi dinamitardi a luoghi pubblici e case private.

Per ogni gogna impositiva occorrerebbe una Catalogna risolutiva o, magari, una Sardegna sorprendente. Popoli che perseguano l'identità come primo requisito alla difesa di un ordine ormai svenduto a mero rigurgito bellico. Non si dovrebbe mai morire a causa della cura ai malanni. La Cultura è il balsamo delle vere ragioni che fanno delle identità una proprietà inalienabile dell'uomo. Altrimenti, rispondetemi in Europeo. Se vi riesce.

ANDREA MEREU

OPERATORE CULTURALE A LONDRA
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