Matteo Salvini tira merendine dal palco, perché? So che stavolta molti di voi non saranno d'accordo, ma a me la proposta della tassa sugli snack dolci e sulle bibite zuccherate piace.

Attenzione: non è una imposta immaginata senza ragione, ma un'idea a cui il ministro Lorenzo Fioramonti lavora da più di un anno. Era già stata annunciata nel 2018, ma solo pochi giorni fa - dopo che è stata sposata dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte - è stata presa sul serio. È così trasversale, l'idea, che persino nel M5s ci si divide, la propone un ministro pentastellato, la boccia il capo politico del Movimento, Luigi Di Maio.

Ho parlato a lungo con Fioramonti - economista molto serio, ex cervello in fuga, uno che ha fatto fortuna all'Università in Sudafrica - e mi sono convinto della giustezza di questo principio: «In Italia - mi dice - c'è bisogno di abbassare le tasse su quello che fa bene e alzarle su quello che fa male». Ora, il fatto che le bibite dolcificate siano tra le cose che fanno male non esiste dubbio alcuno, nella comunità scientifica, e nemmeno nella coscienza dei genitori più attenti. E nemmeno che anche un panino con il prosciutto o con il formaggio siano molto più sani di una merendina farcita di zuccheri, creme coloranti e di conservanti.

Chi si oppone a questa proposta dice che i dieci centesimi di aumento nel prezzo non cambierebbero le abitudini alimentari, ma tutte le esperienze fatte nel nord Europa provano il contrario: il tributo modifica sempre il consumo.

Ed ha ancora ragione Fioramonti, secondo me, quando dice: «Se la tassa funziona, funziona tre volte: sia perché produce un gettito, sia perché cambia le decisioni di acquisto dei consumatori, sia perché fa risparmiare lo Stato». Siamo il paese d'Europa che detiene il triste primato dell'obesità infantile, e il servizio sanitario spende ben nove miliardi per curare gli effetti del diabete, venti per fronteggiare le malattie cardiovascolari che, nei grandi numeri, sono tutte figlie dell'obesità.

Quanto all'idea che "se le merendine fanno male allora dovrebbero essere proibite", agitata come provocazione dai nemici della proposta, è una fesseria. Solo nei paesi totalitari lo Stato decide cosa i cittadini possono mangiare e cosa no, ma per fortuna noi non siamo nell'Unione sovietica degli anni Cinquanta o nella Cuba degli anni Ottanta, dove un giorno, facendo visitare il suo Palazzo a Gianni Miná, Fidel Castro mostró orgoglioso una stanza dove rullavano cinquanta lavatrici accese. «Stai facendo il bucato per la tua guardia del corpo?», chiese Minà. E Castro: «No, sto scegliendo quale sarà la lavatrice migliore per i cubani», rispose Fidel. Grazie a Dio, nelle democrazie liberali i cittadini sono liberi di scegliere e di sbagliare. Ed è il segno di una grande arretratezza che sia considerato normale pagare un superbollo sulla cilindrata delle macchine o una tassa di transito per viaggiare in macchina (ad esempio a Milano) ma se si immagina di applicare una imposta disincentivante al cibo si grida allo scandalo.

Esattamente come accade per l'industria dell'auto, dove gli incentivi per le macchine ibride hanno cambiato il mercato, le tasse sull'industria alimentare dovrebbero diventare la bussola dei nostri consumi. E non è vero che si penalizza un settore: se invece di una bibita che contiene sette o addirittura undici cucchiaini di zucchero per litro (secondo i nutrizionisti è veleno) la stessa società ne produrrà una che ne contiene solo uno, e cambia il gusto, sarà una vantaggio sia per quella società, sia per chi beve la bibita.

Il tempo è un grande scultore, diceva Marguerite Yourcenar, ma nelle nostre società il più grande degli architetti è il mercato, con le sue regole, le sue priorità e le sue corsie preferenziali. Già adesso - giustamente - noi incentiviamo le produzioni agricole e le sosteniamo. E se il taglio delle merendine produrrà una aumento del consumo di pecorino sarebbe solo un effetto positivo. Resta il fatto che la proposta di Fioramonti arriva nella stessa settimana in cui le piazze d'Europa si riempiono di giovani che seguono l'agenda ambientale dettata da una bambina di sedici anni. Ciò ci dice che il mondo sta cambiando e che su questi temi viene terremotato l'asse destra-sinistra. La Germania di Angela Merkel costruisce un piano verde da 100 milioni di euro. La Gran Bretagna dei conservatori mobilita scienziati e governo per salvare le sue api (riuscendoci, grazie ad un ricercatore di Birmingham). Potete essere d'accordo o meno con Fioramonti. Ma il dibattito su cosa dobbiamo consumare, e come, è molto più grande di una merendina. Fatevelo dire da me che purtroppo ne sono ghiotto e che con i miei 98 chili - per i medici - sono tecnicamente obeso. Sono tuttavia ancora abbastanza lucido da capire che, se quando mi guardo allo specchio mi vedo magro, non è vero.

LUCA TELESE

GIORNALISTA E AUTORE TELEVISIVO
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