Matteo Salvini non molla un centimetro e, pur di uscire dall'isolamento politico in cui si trova, torna a tentare con ogni mezzo possibile i Cinque Stelle perché interrompano il loro dialogo con il Pd e riprendano l'interlocuzione con lui.

Lo ha fatto il giorno della crisi nell'Aula del Senato, ancora alle consultazioni al Colle e poi ieri in diretta Facebook dal suo studio al Viminale. "Le vie del Signore e della Lega - ha osservato il ministro - sono infinite: rivedere al governo le Boschi e i Renzi no, c'è un minimo di dignità da preservare".

La parola "infinite" è stata tradotta come un'offerta da parte della Lega di quelle che sarebbe difficilissimo rifiutare, e che parla di premiership al capo politico Luigi Di Maio, ma persino la concessione di ministeri chiave, come ad esempio quello dell'Economia a esponenti del Movimento.

Il capogruppo leghista alla Camera, Riccardo Molinari, nega però tutto. "Non abbiamo mai offerto a nessuno Palazzo Chigi".

A suo giudizio, anche l'ipotesi che vengano "rimosse persone inadeguate e ci si possa rimettere a parlare", "è residuale". "Quella principale - taglia corto - è il voto".

Da qui a mercoledì, in attesa di capire come andrà il confronto tra i dem e il Movimento, l'obiettivo della Lega è tenere aperto un cosiddetto "secondo forno" con gli ex alleati.

Una strategia chiarissima che punta alla riedizione della maggioranza gialloverde come piano B da offrire ai Cinque Stelle, ove mai non si arrivasse alle agognate elezioni.

La road map per i leghisti è sperare in un flop dei contatti tra Luigi Di Maio e Nicola Zingaretti, e rimettere quindi le lancette della crisi al punto di partenza offrendo a Mattarella un nuovo governo gialloverde.

Il sottosegretario alla Presidenza, Giancarlo Giorgetti, dal meeting di Cl a Rimini ha spiegato: "Su contatti in corso non lo so: io sono qui e non ce li ho. A Roma comunque ne succedono di tutti i colori".

Poi loda i 10 punti presentati da Luigi Di Maio, come base programmatica per uno nuovo esecutivo: "Sono quasi tutti o tutti - assicura - parte integrante del contratto con la Lega: cosa voglia dire questo non lo so, però e un dato di fatto".

Nessun rimpianto, dal sottosegretario, per un mancato ritorno a Palazzo Chigi: "Vado all'opposizione con grande fierezza, coerente con le cose che penso. In Italia - conclude Giorgetti - si pensa che se si fa una scelta per coerenza perdendo il potere uno sia un fesso: questa è una patologia. Non è possibile che chi ha votato fino a ieri una cosa possa votare domani l'esatto contrario".

(Unioneonline/v.l.)
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