Elezioni che tagliano fuori i sardi dal parlamento di Strasburgo, una consultazione che viola le norme della stessa Ue a tutela delle minoranze linguistiche e la Costituzione italiana.

Sono queste, in estrema sintesi, le motivazioni del ricorso presentato al Tribunale civile di Cagliari contro lo Stato italiano, per ottenere l'annullamento delle ultime elezioni europee.

Quattro i firmatari - Flavio Cabitza, presidente dell’Associazione per la tutela dei diritti dei sardi, Sarah Golme, Rosanna Ladu e Stefan Esu, tutti nel direttivo nazionale del Psd’Az - dell'istanza per chiedere ai giudici del Tribunale di Cagliari di portare il caso davanti alla Corte di Giustizia dell'Unione Europea.

Il ricorso (predisposto dal professore Felice Besostri e dalle specialiste in diritto amministrativo, Roberta Campesi e Luisa Armandi) è molto complesso: in 44 pagine vengono spiegati gli effetti distorsivi dei meccanismi elettorali in vigore, che, considerati su scala europea, violano pesantemente, secondo i ricorrenti, i diritti dei sardi.

Si fa riferimento anche all'effetto della soglia di sbarramento del 4 per cento: a parità di condizioni, altre minoranze linguistiche, riconosciute e tutelate dall'Unione Europea, esprimono uno o più rappresentanti nell'emiciclo di Strasburgo, la Sardegna resta fuori.

Il ricorso è formalmente contro la presidenza del Consiglio dei ministri e il ministro degli Interni, Matteo Salvini.

Il vice segretario nazionale del Psd'Az, Quirico Sanna spiega: "Con questo discorso viene posto il problema della discriminazione dei sardi, che vengono esclusi dall'assemblea di Strasburgo".
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