Nei giorni in cui infuria il caso Siri - con l'ormai ex sottosegretario ai Trasporti finito nella bufera anche per la palazzina a Bresso (Milano) comprata per la figlia con 585mila euro grazie a un mutuo senza garanzie - non può non tornare alla mente la vicenda di un'altra celebre casa, quella di Antonio Scajola, a Roma davanti al Colosseo.

Un'abitazione, in una delle zone più prestigiose della Capitale, acquistata dal costruttore Diego Anemone "a insaputa" del più volte ministro, che nel 2010 scatena una bufera politica e che - con le dimissioni dell'ex esponente di Forza Italia - segna l'inizio della fine della sua carriera politica.

Insieme a Silvio Berlusconi (Ansa)
Insieme a Silvio Berlusconi (Ansa)
Insieme a Silvio Berlusconi (Ansa)

UNA PARABOLA CHE SEMBRA UN CERCHIO - A volerlo tracciare su un foglio il percorso dell'ex esponente di Democrazia Cristiana e Forza Italia non assomiglia propriamente a una parabola, ma a un cerchio, che ha come punto di inizio e - per ora - fine Imperia, città in cui la sua famiglia esercita una sorta di signoria.

Oltre a Claudio, infatti sono stati sindaci del Comune ligure anche il padre Ferdinando, negli anni cinquanta, e il fratello Alessandro (a più riprese negli anni Settanta), tutti in forza Dc.

Fin dall'inizio, a seguire come un'ombra la sua attività politica ci sono innumerevoli inchieste, che porteranno al leitmotiv della sua carriera, fatta di scandali, dimissioni e processi.

Eletto primo cittadino nel 1982, lascia la carica perché accusato di concussione in merito a un appalto relativo al Casinò di Sanremo.

Dopo essere stato prosciolto, nel 1990 si ripresenta alle elezioni comunali e le vince, rimanendo in carica per tutto il mandato.

Dopo il naufragio della Democrazia Cristiana, con la lista centrista "Amministrare Imperia", cerca la riconferma, ma questa volta non viene rieletto. È pronto per la politica nazionale.

L'ex ministro in una foto del 2010 (Ansa)
L'ex ministro in una foto del 2010 (Ansa)
L'ex ministro in una foto del 2010 (Ansa)

"A SUA INSAPUTA": IL FRASARIO DA MINISTRO - Quattro volte ministro, il suo curriculum istituzionale - al seguito di Silvio Berlusconi - è costellato di polemiche e frasi per molti versi infelici, legate ad alcuni degli eventi più traumatici e luttuosi degli anni 2000 in Italia.

"Durante il G8, la notte del morto, fui costretto a dare ordine di sparare se avessero sfondato la zona rossa", dice da ministro dell'Interno, sette mesi dopo i fatti di Genova e la morte di Carlo Giuliani.

Scajola si è insediato solo da un mese quando i no-global vengono massacrati di botte nella scuola Diaz: lui si prese la "responsabilità politica" del caso, dopo essere passato indenne a una mozione di sfiducia presentata al Senato.

A distanza di pochi mesi arriva la sua esternazione più controversa da titolare del Viminale: la pronuncia, dopo la morte del giuslavorista e consulente del governo Marco Biagi, ucciso a Bologna dalle nuove Br dopo che la revoca della sua scorta.

Per lui, Scajola non sembra avere parole di compassione: per difendersi da chi accusa lui e il ministero di aver ignorato le richieste di aiuto dell'accademico, che aveva espresso preoccupazione per la propria vita perché minacciato a più riprese, replica: "Era un rompicoglioni che voleva il rinnovo del contratto di consulenza".

Per la vicenda il politico forzista venne indagato per concorso colposo in omicidio colposo, reato poi prescritto nel 2014.

Ma la frase che gli rimane per sempre addosso è quella pronunciata nel 2010 quando - da ministro dello Sviluppo economico del quarto governo Berlusconi - finisce nell'occhio del ciclone per un appartamento di 210 metri quadrati a Roma, pagato in gran parte dall'imprenditore edile Anemone (1,1 milioni di euro su 1,7 del costo complessivo). "Comprato a mia insaputa", afferma. Nessuno scherzo: "l'inconsapevolezza" di Scajola è riportata anche nella sentenza di assoluzione in secondo grado dell'ex ministro del gennaio 2014.

Il giudice, infatti, ritiene Scajola un testimone credibile: insomma, nonostante fosse ministro dello Sviluppo economico non si era reso conto di aver pagato per l'appartamento un prezzo totalmente fuori mercato.

Pochi mesi dopo il reato di finanziamento illecito a un singolo parlamentare viene prescritto.

Dal 2018 è di nuovo sindaco di Imperia (foto da Twitter)
Dal 2018 è di nuovo sindaco di Imperia (foto da Twitter)
Dal 2018 è di nuovo sindaco di Imperia (foto da Twitter)

IL RITORNO - Dopo quelle dimissioni Scajola non fa più parte di nessuna squadra di governo e si eclissa, fino a non ricoprire più incarichi politici dal 2013.

E a quel punto inizia a pensare al ritorno in Liguria.

Nel giugno 2018, a 70 anni, si candida a sorpresa per la terza volta a sindaco di Imperia, sostenuto da quattro liste civiche, dopo la rottura con Forza Italia.

Con il 52,05% dei voti batte il candidato del centrodestra Luca Lanteri, vicino al governatore Giovanni Toti, e torna a "occupare" il suo feudo.

A seguirlo - come un'ombra - restano i processi: ancora da chiudere quello partito da un'indagine di cinque anni fa, che lo vede accusato di aver agevolato la fuga dall'Italia dell'ex deputato di Forza Italia Amedeo Matacena, latitante a Dubai e condannato per concorso esterno in associazione mafiosa.

Intanto però lui è tornato lì, nella sua Itaca.

Alessandra Favazzo

(Unioneonline)

CHE FINE HANNO FATTO: GLI ALTRI ECLISSATI
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