Quel profilo Facebook stranamente in silenzio per 45 giorni è tornato a postare. Alessandro Di Battista esce allo scoperto e in diretta Facebook annuncia: "Non mi candido alle europee".

"Ci ho riflettuto a lungo: candidarsi significa scegliere di mettersi a disposizione della collettività. O sei convinto o no, io non vorrei andare a Bruxelles a fare l'europarlamentare, e se ci andassi senza volerlo non renderei. O butti tutte le energie in quel modo, come ho fatto in Parlamento, o le cose non le fai bene", dice Alessandro Di Battista, che declina così la proposta di Di Maio, il capo politico che gli aveva chiesto esplicitamente di non defilarsi e dare una mano al Movimento.

"Oggi non voglio candidarmi. Voglio fare altro, continuare a scrivere, a conoscere il mondo, e voglio continuare a farlo con Sahra". Sta scrivendo un libro, Dibba: si chiamerà "Politicamente scorretto" e tratterà vari temi, Africa, colonizzazione, conflitto d'interessi.

E non aiuterà neanche il M5S in campagna elettorale: "Ora preferisco fare altre cose: stare in primissima linea senza essere candidato, e con gran parte della mia energia rivolta altrove, sarebbe disonesto".

Le energie del Dibba ora sono concentrate sul libro che sta scrivendo e su un corso di falegnameria che sta seguendo.

Poi un suggerimento al suo partito: "Adotti una linea di politica estera dura. Supporti il diritto delle popolazioni di stare a casa loro, per avere una linea autonoma in tema di politica estera e politiche migratorie".

E, immancabile, arriva l'attacco alla stampa: "Ha scelto Salvini, lo adora. Soprattutto quella di sinistra che fa finta di scandalizzarsi su certe espressioni. Per loro è la speranza futura di potersi vedere garantiti i finanziamenti pubblici, la reintroduzione della pubblicità sul gioco d'azzardo".

Infine la conferma: "Tra un paio di mesi partiremo, andremo in India".

Insomma, era tornato in Italia per dare anima e corpo al Movimento e aiutarlo a riconquistare consensi. Non ci è riuscito ed è scappato. E ora, nell'annunciare che non sarà in prima linea nella campagna per le europee, ci infila il solito attacco alla stampa. Eppure Dibba dovrebbe sapere che, Manifesto a parte, gli unici grandi giornali a cui sono stati tolti i finanziamenti pubblici sono Libero, L'Avvenire e Il Foglio. Tutto fuorché giornali di sinistra. Anche perché, è bene ricordarlo, il grosso taglio ai finanziamenti per l'editoria lo aveva fatto il governo Monti.

(Unioneonline/L)
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