Ha commentato i risultati lucani ostentando ottimismo, parlando di M5S “primo partito”.

Ma Luigi Di Maio sa bene che quella delle regionali in Basilicata è l’ennesima sconfitta del Movimento, che da quando è nato il governo Conte ha smesso di vincere ed è stato fagocitato dalla Lega di Matteo Salvini.

Mattia, il candidato pentastellato, è arrivato terzo alle spalle del vincitore Vito Bardi e del candidato Pd Carlo Trerotola. Il Movimento ha più che dimezzato i voti presi un anno fa alle politiche, passando dal 44% al 20%.

Così il vicepremier nel video su Facebook si è rivolto all’intero Movimento, con un invito ad andare avanti compatti, poi si è tolto un sassolino dalle scarpe lanciando una stoccata ad Alessandro Di Battista, il suo alter ego, il pentastellato movimentista, tornato dal Venezuela per risollevare i consensi e messo in soffitta dopo il pessimo risultato in Abruzzo.

In un lungo passaggio del suo discorso il capo politico M5S ha messo l’accento sull’impegno politico sul territorio, che viene premiato, poi ha lanciato la frecciata. Il cui destinatario è palese: “Questo è il momento di non mollare, non ci sono viaggi da fare, vedo che qualche portavoce a volte ha paura ad andare in tv perché trova un conduttore che gli fa il terzo grado, ma ora è il momento di non mollare. Sono le persone che non hanno mai mollato che portano a casa risultati importantissimi”.

Il riferimento è chiaro: Di Battista vuole partire per l’India, ma non è il momento secondo Luigi di Maio, che lo vorrebbe candidato alle europee. Sia per avere una candidatura forte, che incarna l’identità M5S, sia per toglierselo dai piedi in chiave nazionale.

CAMBIO DI STRATEGIA CON LA LEGA - Anche nei rapporti con Matteo Salvini, il cambio di strategia è evidente. Di Maio sta rispondendo colpo su colpo alle continue provocazioni dell’alleato. Si pensi alla Cina: Salvini minimizzava, criticava l’accordo e per spostare l’attenzione poneva l’accento sui mancati rimborsi ai truffati delle banche, chiedendo a Tria di firmare subito il decreto. Di Maio ha lasciato perdere il suo consueto – e non ricambiato – fair play e ha risposto per le rime: “Salvini ha il diritto di parlare, ma io devo fare i fatti e portare a casa i risultati”. Come dire, c’è chi parla e chi fa: e mentre qualcuno con le parole guadagna i titoli dei giornali io faccio.

Anche sulla vicenda del piccolo Ramy: qualche settimana fa il Movimento 5 Stelle avrebbe lasciato campo libero a Salvini, nell’assurda teoria del governo a compartimenti stagni, secondo cui sicurezza e migranti sono temi della Lega, sui cui M5S non deve mettere becco. Questa volta Di Maio è più volte intervenuto chiedendo di concedere la cittadinanza al ragazzino, e come lui hanno fatto diversi esponenti M5S. E quando Salvini ha dato l’ok, Di Maio ci ha tenuto subito a precisare: “Sono contento di averlo convinto”.

Insomma, qualche cosa sta cambiando. Di Maio è stanco di prendere bastonate dall’alleato e di perdere consensi a suo favore.

(Unioneonline/L)
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