Il vertice notturno sul Tav a Palazzo Chigi si è chiuso intorno alle due e con un nulla di fatto. "Stasera si decide" aveva annunciato Matteo Salvini ma in realtà una conclusione non è arrivata, o almeno non una definitiva.

Al tavolo hanno partecipato oltre al ministro dell'Interno anche Giuseppe Conte, Luigi Di Maio, Danilo Toninelli e, sempre per i cinque Stelle anche Stefano Patuanelli e Mauro coltorti. Per la Lega, invece, Armando Siri ed Edoardo Rixi.

L'intento comune era quello di trovare una soluzione per quel "no" al Tav diventato una bandiera per i pentastellati e la soluzione non può essere che politica. Inisomma, se il Carroccio dovesse arroccarsi sulle sue posizioni di sempre, è anche vero che Salvini ha ricordato come ormai l'alta velocità costerebbe adesso più non farla che farla.

Il vincolo per Di Maio era uno: "Non venga tradito lo spirito iniziale". E a spuntare, nel corso dell'incontro, è il tema sulla consultazione, un referendum per i cittadini, che i Cinque Stelle danno con esito scontato e per questo sono alla ricerca di soluzioni alternative per esempio potenziare le linee ferroviarie che già esistono invece di insistere col tunnel nuovo.

Il problema è da tempo uno, ossia valutare le relazioni costi-benefici.

Intanto però la Telt, la società che realizza il Tav, tra pochi giorni deve bandire le gare, ma è anche vero che ci sono sei mesi per recedere senza pagare penali. Così come è vero che il rifiuto alle gare stesse dovrebbe essere inserito in un atto del Consiglio dei ministri, cosa altamente pericolosa.

(Unioneonline/s.s.)
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