"Non mi ricandiderò, darò il mio contributo rimandendo vicino al Movimento".

È una delle frasi più forti dell'intervista rilasciata da Luigi Di Maio al quotidiano "Repubblica". Il leader del Movimento 5 Stelle chiarisce che la regola dei due mandati cambierà per i comuni, ma "mai" a livello nazionale.

"Fare il consigliere comunale o il sindaco non è un privilegio come fare il consigliere regionale o il parlamentare", sottolinea il vicepremier, aggiungendo che "la politica è l'unico settore dove i contratti precari aiutano a lavorare meglio, perché spronano a fare le cose in fretta".

Di Maio vuole cambiare qualcosa nel regolamento interno perché è "stufo" di perdere, ma non ci sta ad essere additato come causa delle recenti sconfitte in Abruzzo e nell'Isola: "È più corretto accusare me perché abbiamo preso l'11% alle regionali sarde o chiedermi come ho fatto a prendere il 42% alle politiche? Alle politiche ho cambiato lo schema, ho scelto i candidati per gli uninominali, la squadra di governo e i responsabili della campagna. Nei comuni e nelle regioni siamo fermi a un modello base che voglio cambiare perché mi sono stufato di perdere".

Cambiamenti, dunque, ma con una doverosa precisazione: "Decideranno gli iscritti, e non siamo né mai saremo un partito, che per noi significa una struttura iperverticistica in cui decidono in pochi".

Di Maio infine esclude, usando le parole dello stesso ministro Tria, l'ipotesi di una manovra bis: "Lui tiene i cordoni della borsa e dice che non ci sarà. Troveremo le coperture per scongiurare l'aumento dell'Iva, che per noi sarebbe inaccettabile".

(Unioneonline/L)
© Riproduzione riservata