"Si fa un male al Movimento nell'ammettere, nel sottoscrivere e nel confermare che nel M5S non può esserci alcun dialogo, alcun dissenso. Perché il dialogo non c'è stato, e il mio dissenso non è stato considerato accettabile".

Gregorio De Falco, espulso da M5S dopo essersi astenuto sul voto di fiducia al decreto sicurezza, non le manda a dire e annuncia in un'intervista a Radio Radicale che farà ricorso contro la decisione del collegio dei probiviri.

"La segnalazione era stata fatta perché non avevo votato favorevolmente la fiducia uscendo dall'aula. Io avevo fatto presente di non aver votato contro, ma di essere uscito dall'aula per non provocare un danno politico al Movimento e abbassare il quorum. Da allora non ho saputo più nulla, fino al provvedimento di espulsione che non mi aspettavo".

Poi lancia l'affondo con Riccardo Fraccaro: "Nel collegio dei probiviri c'è anche lui, che è ministro dei Rapporti con il Parlamento. Questa situazione crea un'inscindibile confusione e annulla ogni divisione dei poteri che è alla base di una democrazia moderna e occidentale".

In merito al ricorso, De Falco spiega: "Ci sono cinque giorni di tempo, ma dal 31 dicembre ne sono passati già due. Non ho dimistichezza con queste cose e mi rivolgerò a qualcuno che conosce bene queste procedure. Io confido ancora che M5S possa annullare questo provvedimento incostituzionale e sbagliato. E la politica che sta seguendo il Movimento è diversa da quello che ha promesso ai suoi elettori".

La conclusione è tranchant: "Io, come rappresentante dei cittadini, non posso essere servo di qualcun altro che sta andando in direzione diversa rispetto a quanto promesso ai cittadini".

E ad agitare ulteriormente il Movimento ci pensa la senatrice Paola Nugnes, che giudica "comprensibile" la sollevazione di alcuni sindaci contro il decreto sicurezza. "Ho sempre giudicato gravi le conseguenze di questo provvedimento, non solo per i migranti ma anche per i cittadini italiani".

(Unioneonline/L)
© Riproduzione riservata