Facciamo finta che Virginia Raggi sia stata condannata a dieci mesi per falso documentale per la vicenda della promozione di Renato Marra, fratello di Raffaele, ex braccio destro del sindaco condannato per corruzione.

Cosa succederebbe a Roma e nel Movimento 5 Stelle? Un terremoto, probabilmente. I 5 Stelle sono costretti a mettere alla porta il primo sindaco grillino di una grande città. Già troppe le promesse disattese, già tanti i malumori nel variegato elettorato M5S per fargli digerire anche una così smaccata violazione del codice etico (già cambiato in passato proprio per fare un favore alla Raggi quando era indagata): dalla mano dura sui migranti al Tap, da Ilva allo slittamento della prescrizione, sono troppi i bocconi amari ingoiati dalla base pentastellata.

Virginia Raggi dunque si dimette, in questo scenario distopico. Fa un video sui social in cui si dichiara innocente ma si fa da parte per "rispetto e correttezza nei confronti dei romani e degli elettori del Movimento". Di Maio si congeda dalla prima cittadina della Capitale ringraziandola, e rivendica la correttezza di M5S che rispetta le regole. Di Battista si cosparge il capo di cenere, invece di definire "puttane" i giornalisti che raccontano i fatti. Così come hanno raccontato, del resto, le vicende giudiziare di babbo Renzi, che neanche è andato a processo perché l'inchiesta a suo carico è stata archiviata.

COSA SUCCEDE NELLA CAPITALE? - Le seconde dimissioni di un sindaco nel giro di tre anni, per una città martoriata come Roma, non sono un problema da niente. Cade automaticamente il consiglio comunale, il governo litiga per la scelta del commissario da nominare per guidare la città fino alle elezioni, che si terranno non prima degli inizi del 2019.

Il M5S si trova di fronte a un bivio. Può candidare Alessandro Di Battista, e in tal caso avrebbe più probabilità di vincere le elezioni, ma perderebbe in chiave nazionale il successore naturale di Luigi Di Maio, quello che dovrebbe essere il candidato alle prossime elezioni politiche.

O potrebbe scegliere un altro aspirante sindaco, un volto nuovo lontano da Virginia Raggi e completamente immacolato, e in quel caso avrebbe meno possibilità di tornare in Campidoglio.

Quanto al Pd, sta talmente messo male che è davvero difficile individuare un candidato sindaco.

Il partito è senza leadership, balcanizzato dalle correnti, e proprio a Roma viene dall'esperienza Marino, il sindaco fatto fuori dal suo stesso partito con una firma dal notaio. Ma visto che Matteo Renzi, nonostante le dimissioni da segretario, continua ad agire da leader (anche perché gli altri non sono stati ancora capaci di prendersela, la leadership), azzardiamo il nome di Marianna Madia. Che è donna, che ha fatto il ministro con Renzi e Gentiloni, e che non è invisa alle altre correnti dem.

Il centrodestra invece si compatta su Giorgia Meloni. Che è romana, è donna e non guasta mai, ha idee non lontane da quelle di Salvini e, se impegnata al Campidoglio, lascia campo libero al leader del Carroccio in chiave nazionale, facilitando l'Opa del leghista sull'intero centrodestra.

Chi vince? Visto il vento che tira, azzardiamo Meloni.

Uno scenario che potrebbe comunque restare congelato fino al 2021.

Ma Virginia Raggi è stata assolta. E ha quindi quasi tre anni di tempo per mostrare ai romani quel cambiamento che fino ad oggi non si è visto neanche col binocolo.

Davide Lombardi

(Unioneonline)
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