Che Gregorio De Falco sia un duro non è una novità. L'ex comandante della capitaneria di porto d'altronde è diventato famoso per lo scontro telefonico con Schettino ("Vada a bordo...").

Oggi senatore M5S, guida la fronda dei parlamentari vicini a Roberto Fico e sempre più insofferenti alla leadership di Di Maio e alla linea Salvini in materia di immigrazione.

"Quando Di Maio dice o con me o fuori afferma un'idea padronale di un Movimento in cui oggi sembra venire meno la dialettica e la capacità di ascolto e risposta", afferma.

Più si avvicina l'arrivo a Palazzo Madama del decreto sicurezza di Salvini, più cresce il malumore dei dissidenti M5S, che ormai hanno un leader. Le parole dell'ex comandante sono di una durezza sconosciuta nel dibattito interno ai pentastellati, e a De Falco proprio non è andato giù quell'invito di Luigi Di Maio a restare compatti "come una testuggine romana". Invito che afferma, appunto, "un'idea padronale del Movimento".

Al capo politico M5S il senatore ricorda: "Si dovrebbe tenere presente che nel Movimento non c'è spazio per professionismi della politica. Qualcuno si dovrebbe ricordare che il secondo mandato è il raggiungimento del limite. Dobbiamo ricordarci che abbiamo tutti accettato di avere una data di scadenza". Di Maio al prossimo giro dovrà farsi da parte, questo il senso del discorso di De Falco.

Che poi spiega la sua strategia sul decreto sicurezza. "Se, come mi auguro, non verrà posta la fiducia, chiederò di sottoscrivere alcuni emendamenti presentati da altre forze politiche di cui condivido il contenuto: da LeU al Pd fino a Forza Italia. E se questi emendamenti verranno bocciati chiederò di fare una dichiarazione di voto in dissenso al gruppo".

E se dovessero mettere la fiducia? "Vedremo. Io confido molto nelle parole di Di Maio, che ha detto che alcune correzioni al decreto potranno essere decise in Aula".

Salvini ha poco da temere dal dissenso di De Falco. Perché se la maggioranza al Senato è risicata (appena sei voti), il Carroccio può contare su Fratelli d'Italia, che voterà a favore del decreto sicurezza. La grana è tutta per Di Maio, che da un lato deve tener conto dell'aggressività mediatica e politica dell'alleato leghista, dall'altro deve tenere a bada i malumori interni che diventano sempre più difficili da gestire.

(Unioneonline/L)

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