Con il piglio schietto e diretto lo contraddistingue, il sottosegretario leghista alla presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti non fa mistero delle frizioni interne all'alleanza gialloverde, e nel nuovo libro del giornalista Bruno Vespa "Rivoluzione. Uomini e retroscena della Terza Repubblica" ammette che sul condono fiscale si è "seriamente rischiata" la crisi dell'Esecutivo.

"C'erano stati momenti di tensione brutta, sembrava incrinata la fiducia tra alleati - dichiara il numero due del Carroccio - Ci avevano accusato di falso. Non puoi pensare che il tuo alleato faccia un reato per coprirne un altro. Siamo finiti contro un iceberg perché non avevamo un metodo sperimentato per la soluzione delle crisi. È stata un'esperienza utile: dovesse ricapitare, faremo tesoro degli errori".

E la sua disamina dei mesi di governo si estende al delicato tema banche, sottolineando che lo Stato deve intervenire nella ricapitalizzazione degli istituti in difficoltà, soprattutto ora che l'aumento dello spread fa diminuire il valore dei titoli posseduti e che gli azionisti sono poco disponibili a fornire iniezioni di capitali.

Ma l’affondo - e la provocazione agli alleati - arriva sul tema del reddito di cittadinanza: "Ha complicazioni attuative non indifferenti. Se riuscirà a produrre posti di lavoro, bene. Altrimenti resterà un provvedimento fine a se stesso".

Un messaggio che non passa inosservato e suscita la replica dello stesso premier Giuseppe Conte, impegnato nell'incontro con l'omologo tunisino Youssef Chahed: "Tengo a dire che il reddito di cittadinanza partirà l'anno prossimo. Siamo tutti consapevoli che la riforma andrà fatta con grande attenzione, non siamo irresponsabili, ma è una proposta qualificante del programma politico di questo governo e tendiamo a farla bene con tutti i dettagli applicativi che saranno necessari".

(Unioneonline/b.m.)
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