Non ci sono quasi più speranze di salvare i 120 minatori ancora intrappolati in fondo alla miniera di carbone di Soma in Turchia in quello che probabilmente è il disastro industriale più grave della storia del paese. Rabbia e disperazione hanno preso il sopravvento oggi sulla speranza fra le centinaia di familiari degli oltre 280 minatori di cui sono stati già rinvenuti i corpi senza vita - molti soffocati dal monossido di carbonio - e di quelli ancora bloccati a oltre 400 metri sotto terra. Il premier Recep Tayyip Erdogan, arrivato nel pomeriggio a Soma, è stato contestato. Decine di parenti delle vittime lo hanno accolto con fischi e grida di "dimissioni", la sua auto è stata presa a calci. Erdogan si è dovuto rifugiare in un supermercato, spinto dalle guardie del corpo, in attesa di un ritorno alla calma. I suoi body guard se la sono presa con il parente di una delle vittime, gettato a terra e picchiato, come mostra una fotografia diffusa sulle reti sociali, che ha provocato un'ondata di sdegno. Tutto il paese è sotto shock. E' stato proclamato un lutto nazionale di tre giorni.
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