In Italia quasi un cittadino su tre (18.136.663 individui per la precisione) è a rischio di povertà o esclusione sociale, una percentuale pari al 30% e in aumento rispetto rispetto all'anno precedente.

L'obiettivo stabilito da Europa 2020 (secondo cui l'Italia dovrebbe far uscire entro il 2020 dalla condizione di povertà ed esclusione sociale 2,2 milioni di persone rispetto ai 15 milioni del 2008), è lontano dall'essere raggiunto.

E più passa il tempo più si allontana, secondo i dati diffusi dall'Istat.

La povertà in Europa "si mantiene stabile nel 2016 rispetto al 2015, con un'incidenza pari al 23,5% della popolazione (118 milioni di individui a rischio)".

Il dato italiano è migliore di quelli di Bulgaria, Grecia, Romania e Lituania, ma neanche minimamente paragonabile a quelli dei big come Francia (18,2% di persone a rischio povertà), Germania (19,7%) e Regno Unito (22,2%)

L'indicatore di povertà o esclusione sociale corrisponde alla quota di persone che presentano almeno una di queste tre situazioni: rischio povertà di reddito; grave deprivazione materiale; vivere in famiglie con un'intensità lavorativa molto bassa.

Ampie, come c'era da immaginarsi in Italia, le disparità da regione a regione. Al Nord sono una persona su 5 (19,4%) è a rischio povertà o esclusione sociale. Al Sud quasi la metà (46,9%)

(Unioneonline/L)
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