"La porta del ministero è sempre aperta. Occorre però che ci si sieda per discutere sul serio. La proposta c'è, il tempo è poco".

Lo ha scritto su Twitter Carlo Calenda, rispondendo a un appello lanciato dal segretario generale della Cisl, Annamaria Furlan, dopo la chiusura delle trattative sull'Ilva.

Al termine del tavolo al ministero dello Sviluppo economico, i sindacati Fim, Uilm e Fiom hanno bocciato la proposta fatta dal governo sulla vertenza relativa all'impresa rilevata da Arcelor Mittal perché non garantiva l'assenza di licenziamenti e l'assunzione di tutti i lavoratori con le stesse garanzie contrattuali, come richiesto dai rappresentanti dei lavoratori.

Una posizione criticata dal ministro: "Ilva brucia 30 milioni di cassa al mese e come al solito, come è successo con Alitalia, questo dato è un dato che i sindacati tendono totalmente a ignorare. Sono soldi dei cittadini italiani e, quindi, io devo renderne conto e cercare di sprecarne il meno possibile", ha detto Calenda.

Il ministro ha inoltre precisato che i soldi nella cassa di Ilva bastano per le attività della società fino alla fine di giugno: "Dopo 32 incontri tra azienda e sindacati che non hanno cavato un ragno dal buco, quello che ho provato a fare ieri è proporre di mettere garanzie per tutti, addirittura garanzie di posto fisso a tempo indeterminato per tutti, ma chiudiamo quest'accordo perché altrimenti perdiamo un asset fondamentale del Paese", ha aggiunto.

L'esponente del Pd ha poi difeso l'accordo rifiutato dai sindacati: "Abbiamo proposto l'assunzione di 10mila persone con gli stessi diritti, persino l'art.18 e le stesse identiche retribuzioni, altri 1500 alle stesse condizioni in una società di servizi a cui Am Investco avrebbe garantito lavoro. Per i restanti un incentivo all'esodo di cinque anni di cassa integrazione e fino a 100mila euro, che credo non ci sia mai stato. Gli unici che si sarebbero potuti urtare rispetto a questa proposta sono i cittadini italiani perché era una proposta che costa un sacco di soldi".

(Unioneonline/F)

© Riproduzione riservata