Uber, la piattaforma di trasporto condivisa, avrebbe tenuto nascosto, per oltre un anno, un hackeraggio nei confronti dei dati di 57 milioni di suoi utilizzatori e di 600mila autisti.

Lo rivela Dara Khosrowshahi, l'amministratore delegato entrato in carica lo scorso agosto.

Per l'agenzia Bloomberg, Uber avrebbe preferito pagare 100mila dollari ai "pirati" informatici per distruggere i dati ottenuti e mantenere il silenzio su quanto accaduto.

L'ad ha spiegato anche che gli hacker non sono comunque entrati in possesso di carte di credito o altri dati sensibili.

"Nulla di ciò sarebbe dovuto accadere - sono state le parole di Khosrowshahi - e non ho intenzione di scusarmi. Anche se non posso cancellare il passato, posso impegnarmi a nome di ogni dipendente Uber che impareremo dai nostri errori".

Sul fatto è stata aperta un'indagine da parte del procuratore dello Stato di New York Eric Schneiderman.

(Redazione Online/s.s.)
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