"Da ieri non siamo più il fanalino di coda in Europa. Dobbiamo essere più consapevoli che la sostanza del discorso non sono le cifre, ma è capire che il Paese s'è rimesso a crescere, anche se questa crescita non ha risanato le cicatrici della crisi".

Con queste parole, intervenendo all'inaugurazione dell'anno accademico all'Università Cattolica, Paolo Gentiloni risponde indirettamente ai richiami della Commissione Ue, che sta per inviare all'Italia una richiesta di chiarimenti sulla bozza della legge di bilancio 2018.

Pesanti accuse che riguardano lo stato dei conti pubblici del nostro Paese.

"La situazione economica in Italia non sta migliorando - aveva dichiarato inoltre il vicepresidente della Commissione europea, Jyrki Katainen, rispondendo ai giornalisti, a Bruxelles -. Decideremo la prossima settimana e non voglio anticipare nulla: l'unica cosa che posso dire a nome mio è che tutti gli italiani dovrebbero sapere qual è la vera situazione".

Nel suo discorso il presidente del Consiglio ha fatto riferimento ai dati rilasciati ieri dall'Istat, che mostrano una crescita tendenziale dell'1,8% nel terzo trimestre (rispetto a quello dello stesso periodo dell'anno precedente) e una crescita acquisita dell'1,5%.

Il trend positivo "accelera, ha raddoppiato le previsioni: erano dell'0,8%, la realtà sarà di una Italia che crescerà probabilmente dell'1,8% e chi non lo vede, abbagliato dalla retorica del fanalino di coda dovrebbe rendersi conto che non è così perché non siamo più il fanalino di coda", ha dichiarato ancora Gentiloni.

"Ci sono Paesi europei che avranno una crescita inferiore, e anche un grande paese amico dell'Italia che ha deciso di uscire dall'Ue, e avrà un livello di crescita inferiore al nostro", ha aggiunto.

"Quanto ai livelli di deficit si parla molto di rimproveri europei... E comunque noi abbiamo migliorato di molto la situazione del deficit italiano. C'è l'orgoglio e la soddisfazione di dire che si son fatti passi in avanti", ha concluso.

Jean Claude Juncker
Jean Claude Juncker
Jean Claude Juncker

LA LETTERA DA BRUXELLES - Secondo le indiscrezioni, nella lettera in partenza da Bruxelles il prossimo 22 novembre, i commissari chiederanno al governo di rientrare nei conti - il buco in questo momento è di 3,5 miliardi - prima di dare il giudizio finale sulla legge a maggio 2018.

Una segnalazione che potrebbe costringere Roma a una manovra correttiva.

La missiva segue quella inviata a fine ottobre, quando l'esecutivo di Bruxelles bacchettò il governo per non aver rispettato le direttive europee: in particolare l'aggiustamento strutturale del 2018 rispetto al 2017 (poco prima delle previsioni autunnali) era di soli due decimi di punto di Pil, mentre il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan e il commissario agli Affari economici Pierre Moscovici avevano concordato tre punti.

(Redazione Online/D-F)

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