La proroga automatica della durata delle concessioni balneari, dapprima fino a fine 2012 e poi sino alla fine del 2020, prevista dall'Italia con vari decreti legge emessi dal 2009 al 2012 e convertiti in legge, è contraria al diritto dell'Ue.

È la conclusione di Maciej Szpunar, avvocato generale della Corte di Giustizia dell'Unione Europea.

Le conclusioni dell'avvocato generale non vincolano la Corte di Giustizia, ma propongono a quest'ultima una soluzione giuridica.

La sentenza spetta alla Corte.

Alcuni gestori di attività turistico-ricreative in alcune aree demaniali marittime in Sardegna, in previsione della stagione balneare 2012, ricostruisce la Corte, avevano presentato richiesta di un formale provvedimento di proroga.

Poi, dato il silenzio delle Amministrazioni competenti, hanno avviato le attività, ritenendo di essere legittimati dalla legge.

Quando poi le Amministrazioni, non riconoscendo la proroga automatica delle concessioni esistenti, hanno pubblicato gli avvisi per l'assegnazione di nuove concessioni anche su aree già oggetto di concessione, i gestori sono ricorsi al Tar della Sardegna, impugnando le delibere con le quali erano state implicitamente revocate le loro concessioni.
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