C'è l'ombra di Israele sul misterioso incidente avvenuto ieri mattina al complesso di arricchimento dell'uranio di Natanz, fulcro del programma nucleare iraniano, dove sono state inaugurate nuove centrifughe vietate dall'accordo del 2015.

Il "sabotaggio" ha riguardato la rete elettrica dell'impianto di Chahid-Ahmadi-Rochan e non ha causato né vittime né fughe di materiale radioattivo.

LE ACCUSE - E' un "atto di terrorismo", ha accusato Ali Akbar Salehi, capo dell'agenzia atomica iraniana, invocando una presa di posizione della "comunità internazionale e dell'Aiea (Agenzia internazionale per l'energia atomica)".

Da Israele è stata la televisione pubblica israeliana Kan a rivendicare la paternità dello Stato ebraico sull'attentato chiamando in causa imprecisate "fonti di intelligence" secondo le quali si è trattato di "una cyber-operazione israeliana in cui è stato coinvolto il Mossad".

Sempre secondo le fonti, il danno provocato all'impianto è superiore a quanto riferito da Teheran.

Intanto è stato convocato per domenica prossima il Consiglio di difesa del governo israeliano, dopo una pausa di due mesi, per esaminare le crescenti tensioni con l'Iran.

ALTA TENSIONE - Dal premier Benyamin Netanyahu è arrivata una sorta di dichiarazione di guerra che suona come una conferma. "La lotta contro l'Iran e le sue metastasi, contro le armi di Teheran, è un enorme compito. La situazione come esiste oggi non è detto che esista necessariamente anche domani", ha detto sibillinamente ai capi della sicurezza nel corso di un brindisi in vista del Giorno dell'Indipendenza. "Noi - ha aggiunto - siamo sicuramente una potenza regionale ma in qualche maniera anche globale. Mi auguro per tutti noi che continuiate a tenere la spada di Davide nelle vostre mani".

Dopo l'esplosione del luglio 2020 sempre a Natanz e l'uccisione nel novembre scorso dello scienziato Mohsen Fakhrizadeh, di cui l'Iran ha attribuito la responsabilità a Israele, i fatti rialzano la tensione in un teatro mediorientale dove la nuova amministrazione Usa tenta di riaffermare un ruolo di moderazione senza abdicare, anzi tutt'altro, alla storica alleanza con Israele.

L'incidente giunto per di più al termine di una settimana di colloqui a Vienna per salvare l'accordo sul nucleare del 2015, suona come un avvertimento dopo il lancio, nella giornata di sabato, di nuove centrifughe per arricchire più rapidamente l'uranio.

L'INCIDENTE - Nel frattempo, il portavoce dell'Agenzia iraniana per l'energia atomica, Behrouz Kamalvandi, è rimasto ferito in un incidente durante un'ispezione dell'impianto nucleare di Natanz, effettuata nelle scorse ore a seguito del guasto che secondo Teheran è stato un "sabotaggio" da parte di Israele.

Secondo l'Irib, il portavoce, che si era recato sul sito per l'arricchimento dell'uranio insieme al capo dell'Agenzia, Ali Akbar Salehi, è caduto da un'altezza di circa 7 metri, riportando fratture multiple. Kamalvandi, noto per aver spesso annunciato ai media le controverse misure di Teheran sul nucleare, è stato ricoverato all'ospedale universitario della vicina città di Kashan. Secondo il direttore del nosocomio, Alireza Moraveji, le sue condizioni non sarebbero gravi.

(Unioneonline/v.l.)
© Riproduzione riservata