Svolta storica in Sudan. Dopo 30 anni dopo la dittatura di Omar al-Bashir il Paese africano si lascia alle spalle diverse leggi ispirate alla sharia. Niente più pena di morte per un musulmano che si converte, ed esultano le donne, che non saranno più sottoposte all'orrenda pratica delle mutilazioni genitali.

Nel 1989 inizia la leadership dell'autocrate al-Bashir, con cui il Sudan divenne il primo Stato islamico sunnita al mondo. Vittime preferite del regime le donne, fustigate in pubblico per abbigliamento giudicato non consono secondo criteri arbitrari, mutilate nei propri genitali, costrette a sposarsi da minorenni e sempre assoggettate all'autorità dell'uomo di famiglia, che fosse padre, fratello o marito.

Un mondo che il nuovo presidente del Consiglio sovrano, il generale Abdelfattah al-Buran, sta demolendo pezzo dopo pezzo, abolendo tutte le leggi legate alla sharia. Più libertà per le donne dunque, la mutilazione dei genitali femminili diventa reato. E più libertà religiose: ci si potrà convertire, i musulmani potranno consumare bevande alcoliche in luoghi privati.

Provvedimenti che avvicinano il Sudan alla comunità internazionale, da cui era stato isolato con al-Bashir. L'ex autocrate ora è a processo, e rischia la pena di morte assieme ai suoi 27 sodali per il golpe del 1989.

(Unioneonline/L)
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