Segway addio. Lo ha annunciato Ninebot, la società che nel 2015 comprò il marchio e nel 2019 accusò la biga elettrica di generare meno dell'1,5 per cento dei profitti aziendali. Quindi, diciott'anni dopo il debutto va in pensione per ragioni economiche. Riassunto in parole povere: il limite è l'essere rimasto confinato in una nicchia di mercato, prigioniero di una reputazione nera e un conto economico stabilmente in passivo. Il paradosso è che il papà della micromobilità scompare - assieme a ventuno qualificatissimi posti di lavoro a Bedford, nel New Hampshire - mentre il settore conosce luminosissimi giorni di gloria.

LA STORIA Dean Kamen è l'inventore del prototipo presentato al mondo il 3 dicembre del 2001. Disse: "Questo oggetto sarà per l'automobile quello che l'auto è stata per il calesse". Molti si convinsero rapidamente che quella frase a effetto potesse diventare realtà. E apprezzarono quel mezzo con due ruote parallele e un sofisticato sistema di giroscopi, a propulsione elettrica, ambientalmente corretto e indiscutibilmente cool. Sembrava destinato a scalare una dopo l'altra le vette del successo. La Disney lo usò nei suoi parchi tematici, ai postini americani fu dato come mezzo di lavoro. Giornali e tivù misero l'accento sulla enorme carica innovativa del prodotto. Citazioni a ogni latitudine ne accrebbero la notorietà. Nel 2012 il New Yorker pubblicò in copertina un disegno con Osama bin Laden intento ad attraversare l'Afghanistan sul segway. Forse le previsioni di vendita hanno scontato un eccesso di ottimismo. Di sicuro l'obiettivo di mettere sul mercato centomila mezzi al mese non è mai stato neppure sfiorato. Anzi, in diciott'anni di onorato servizio ne sono stati consegnati soltanto centoquarantamila in tutto il mondo. Si vaticinava la conquista di un ruolo chiave negli spostamenti nel centro delle cttà ma purtroppo il Segway non è andato oltre i servizi turistici di gruppo, l'uso da parte di alcune forze di polizia oppure nella sorveglianza. Quelli ad uso privato sono stati davvero molto pochi. Nonostante una lunga e articolata progettazione, la biga elettrica non è mai stata apprezzata. L'eredità sarà raccolta da monopattini, hoverboard e monoruota elettrici, tutti più economici e facili da guidare. BRUTTA REPUTAZIONE Una carriera costellata di incidenti. I primi modelli in commercio nel 2003 furono richiamati per verifiche. Il prolema era che, con la batteria quasi scarica, le bighe elettriche non riuscivano a garantire l'equilibrio. Si moltiplicarono le cadute delle star e, ogni volta, l'episodio aveva un'eco planetaria. Caddero molti personaggi famosi, dalla presentatrice Ellen DeGeneres fino al presidente Usa George W. Bush. Nel 2010 il britannico Jimi Heselden - proprietario dell'azienda che produceva il segway - precipitò in un burrone col mezzo fuori controllo. Nel 2015 un cameraman a bordo di un Segway travolse Usain Bolt che festeggiava la vittoria sui 200 metri.

IL FUTURO Il segway non c'è più, viva il segway. Una grande fetta della tecnologia che muove le bighe elettriche è stata adottata dai monopattini più evoluti, più semplici da guidare perché la curva di apprendimento è significativamente più breve. La storia finisce qui? È presto per dirlo, anche perché nel variegato mondo della tecnologia spesso si ripescano oggetti di altre epoche che accedono a una nuova vita. Di sicuro a sfavore del segway ha giocato la paura atavica che le persone hanno di perdere l'equilibrio. Un muro che ha fermato tanti. Ecco, chiunque volesse rimettere in pista la biga elettrica dovrebbe innanzitutto superare la diffidenza della gente con una massiccia campagna di informazione. E chissà che qualcuno in un futuro prossimo non decida di ritentare la scommessa.
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