La giornalista filippina Maria Ressa, una delle critiche più feroci del presidente Rodrigo Duterte, è stata condannata per diffamazione via internet, e poi rilasciata su cauzione, in un caso denunciato dalle organizzazioni per i diritti umani come un esempio di persecuzione politica e che potrebbe costare alla reporter fino a sei anni di carcere.

Nominata "persona dell'anno" da Time nel 2018 assieme ad altri giornalisti, Ressa è stata arrestata l'anno scorso negli uffici del sito di informazione Rappler da lei fondato e giudicata colpevole di aver diffamato il potente uomo d'affari attribuendogli legami con il traffico di droga e di esseri umani.

Alla storia, pubblicata nel 2012, è stata applicata in modo retroattivo la legge contro la diffamazione online introdotta solo quattro mesi dopo. Il fatto che l'articolo fosse stato leggermente modificato per un segno di punteggiatura nel 2014, secondo i giudici, fa rientrare il pezzo nell'ambito del provvedimento.

Il sito Rappler, una spina nel fianco del governo Duterte, è stato perseguito dalla magistratura per diversi capi di imputazione che vanno dall'evasione fiscale alla violazione della legge sulla composizione della proprietà dei media.

Le Filippine sono al momento al 136esimo posto su 180 nella classifica della libertà di stampa nel mondo curata da Reporter senza frontiere (Rsf). "Solo per il fatto di essere giornalista - aveva in passato dichiarato Duterte nello sconcerto generale - non vuol dire che non puoi essere assassinato".

(Unioneonline/v.l.)
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