Emmanuel Macron ha aspettato il 16 marzo per annunciare ufficialmente l’emergenza sanitaria causata dalla rapida diffusione del Coronavirus.

Un atteggiamento che ha fatto storcere il naso a molti. Tanti continuano a chiedersi come mai il presidente francese abbia perso tempo, soprattutto alla luce del precedente italiano. Per descrivere l’emergenza, ha detto in diretta tv “Siamo in guerra”.

Frank Iodice, scrittore di origini italiane, stabilitosi nel sud della Francia, a Nizza, dal 2004, racconta come vede questo messaggio presidenziale: "Un discorso sbagliato può peggiorare lo stato di ansia e di paura diffuse che ci sta divorando poco a poco. Parlare di "stato di guerra" anziché usare parole di conforto, in una situazione come questa, è sbagliato. E considerando che i politici oggi fanno discorsi basandosi sulle parole più cliccate sul web, in modo da raccogliere consensi e fiducia, deduco che non solo sia sbagliato eticamente, ma che sia anche squallido”.

Frank Iodice (foto concessa)
Frank Iodice (foto concessa)
Frank Iodice (foto concessa)

Attualmente Frank vive con la famiglia a Saint Julien en Genevois, al confine con la Svizzera, dove la situazine non è più rosea che in Europa. “Esiste un'emergenza sanitaria, esistono delle precauzioni da prendere in attesa che il coronavirus venga debellato, sparisca in maniera naturale o si metta a disposizione un vaccino, ma non esiste alcuna guerra. Noi, il popolo, non avremmo mai inventato quella parola. Sono sempre stati loro, i politici, a tirarla fuori con un pretesto o con l'altro - continua Frank - In Francia, nel posto in cui vivo con la mia famiglia, la gente si guarda con sospetto, ha paura, non ci si avvicina più, neanche con le dovute precauzioni, come la mascherina o i guanti sanitari. La mia bambina piange perché gli altri bambini non possono giocare con lei. Ben fatto Macron, buon lavoro. Se non ci amiamo tra di noi, ameremo te e ti voteremo di nuovo”.

Un certo malcontento, nonostante le misure restrittive siano necesarie.

“Anche in Francia si è passati allo stadio 3 dell'epidemia: si può uscire solo per andare al lavoro, al supermercato, a fare benzina, e poco più. La fortuna che abbiamo, la mia famiglia ed io, in questo momento, è il parco che vedete nella seconda fotografia. – prosegue Frank - Per svolgere attività fisica all'aperto, qui è permesso uscire, non in gruppi, ma certamente con tua figlia, in uno spazio verde come questo. Noi non portiamo Internet in tasca, non guardiamo video idioti che in questo momento affollano il web. Usiamo i social network in maniera intelligente. E forse passeggiando su questo prato, rifletteremo sulla natura fragile dell'essere umano. Su come siamo vulnerabili”.

Angelo Barraco
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