La prima volta fu per rabbia, la seconda quasi come un'espiazione. Dalla terza in poi è solo una disperata forma di amore: per chi non c'è più ma anche per tutti gli ignoti che potrebbero trovarsi a sperimentare lo stesso dolore ingiusto, indigeribile. E ora Dadarao Bilhore è arrivato a più di 600: centinaia di buche nelle strade che lui ha riempito, riparato, perché non possano più uccidere. Come hanno ucciso suo figlio, Prakash. Dal giorno dell'incidente che gli ha tolto quanto aveva di più caro, Dadarao cura le ferite negli asfalti di Mumbai sperando di curare un po' anche quella del suo cuore di padre. Di mestiere vende frutta e verdura, ma se la cava anche con gli attrezzi. Eliminare le trappole per automobilisti e motociclisti è diventata la sua missione. Nessuno gli ha chiesto di farlo, nessuno glielo vieta. Un giorno ha iniziato, e da allora non si è mai fermato.

Dadarao Bilhore al lavoro in un fotogramma tratto dal documentario della Cnn su di lui
Dadarao Bilhore al lavoro in un fotogramma tratto dal documentario della Cnn su di lui
Dadarao Bilhore al lavoro in un fotogramma tratto dal documentario della Cnn su di lui

Aveva solo 16 anni Prakash Bilhore, studiava e sembrava contento di farlo. Normale, allegro, coi suoi problemi, come tanti coetanei in India e nel mondo. Un giorno di luglio, nel 2015, girava su uno scooter con suo fratello maggiore, che guidava. È vero, Prakash non aveva il casco e l'altro sì. E questo purtroppo ha fatto tutta la differenza tra la vita e la morte, quando per colpa della pioggia le due ruote sono finite in una buca larga 60 centimetri, e la moto è volata via. Ma anche tenendo conto di quell'imprudenza, è normale che due ragazzi escano da casa con il loro motorino e rischino la vita, o comunque - anche col casco - danni gravissimi? Mumbai, che un tempo chiamavamo Bombay, è una metropoli da quasi 20 milioni di abitanti, la capitale finanziaria del Paese e sede della cosiddetta Bollywood, l'industria cinematografica locale. Ma anche se la sua ricchezza è maggiore rispetto alle altre regioni, condivide con queste il problema di una viabilità disastrosa, con un manto stradale in pessime condizioni. Secondo alcuni calcoli, negli ultimi anni sarebbero stati più di 3.500 in tutta l'India i morti per incidenti provocati dalle voragini nell'asfalto.

Dadarao Bilhore in una foto tratta dal suo profilo Facebook
Dadarao Bilhore in una foto tratta dal suo profilo Facebook
Dadarao Bilhore in una foto tratta dal suo profilo Facebook

A Mumbai, tra l'altro, il problema è aggravato dai conflitti tra le autorità municipali e metropolitane, su chi abbia il compito di riparare le strade. Colpito così duramente dal problema, Dadarao Bilhore - che ora ha 50 anni - ha deciso di fare qualcosa da solo.

"Non mi costa molto, le riempio con sabbia e ghiaia", ha raccontato lui in alcune interviste. Poi le "tappa" con dei blocchetti. Non sarà perfetto, ma funziona. Di sicuro chi ci passa sopra rischia molto meno di prima. "Non voglio che un altro Prakash vada perduto per colpa delle buche. È la sola cosa che voglio. Ogni giorno mia moglie pulisce i miei vestiti dalla polvere che si deposita quando faccio i lavori. E ogni giorno quando torno a casa mi chiede: oggi hai riempito qualche buca? Io le rispondo: che altro dovrei fare?". Questa impresa solitaria è iniziata dopo quel tragico 28 luglio 2015 e non è ancora finita, anche se il ritmo delle riparazioni non è lo stesso degli inizi. Nei primi sei mesi il signor Bilhore riempì 150 buche, poco meno di una al giorno. Poi ha un po' rallentato il ritmo. Ma non ha smesso. Di lui si sono interessati spesso i media asiatici e altri in giro per il mondo. Negli ultimi tempi, proprio per la costanza con cui porta avanti questo progetto spontaneo, la sua storia è stata rilanciata dalla Cnn, sempre attenta alle storie dell'ex colonia inglese. "Lavorerò finché l'India non avrà più buche", ha detto Dadarao. Vasto programma, forse troppo, ma nel corso degli anni questo padre amorevole non è rimasto solo. Inizialmente lo ha aiutato qualche volta l'altro figlio. In seguito qualcun altro si è unito a lui, forse commosso dalla sua tenacia e dalla scelta di sfogare un enorme dolore facendo del bene agli altri. "In India siamo un miliardo e 250 milioni. Se anche solo 100.000 di noi facessero come me, elimineremmo tutte le buche". Pare che, da quando si è calato in questa lotta per la vita degli altri, il numero di incidenti mortali causati dal cattivo stato delle strade di Mumbay sia già diminuito.

Il mosaico dedicato ad Aretha Franklin, realizzato da Jim Bachor in una buca stradale di Detroit (G. Meloni)
Il mosaico dedicato ad Aretha Franklin, realizzato da Jim Bachor in una buca stradale di Detroit (G. Meloni)
Il mosaico dedicato ad Aretha Franklin, realizzato da Jim Bachor in una buca stradale di Detroit (G. Meloni)

Dadarao Bilhore ha anche qualche imitatore in giro per il mondo. Nel marzo 2019 ha fatto notizia l'iniziativa di John McCue, un ventiduenne canadese che ha iniziato a riempire le buche stradali di Stellarton, Nuova Scozia, dopo alcuni incidenti fortunatamente meno drammatici di quello in cui è morto il giovane Prakash. Uno aveva coinvolto lo stesso John e sua madre. In questo caso le autorità locali hanno fatto rapidamente sapere di non gradire assai questa intraprendenza, minacciando McCue di contravvenzioni da 200 a 2000 dollari. Ma la gente della strada, soprattutto i motociclisti, ha apprezzato molto: e così il giovane canadese ha raccolto decine di mance di vario tipo, non solo piccole somme di denaro ma anche tazze di caffè e persino qualche spinello, che a John non è dispiaciuto. Molto diversa è invece la storia di Jim Bachor, un altro del ristretto club di quelli che riempiono le buche: lui lo fa come una forma d'arte. Cresciuto a Detroit, 55 anni, Bachor è diventato un apprezzato graphic designer e un artista di strada, ma durante un periodo giovanile di studi a Ravenna era rimasto affascinato dai mosaici. È stata però una visita più recente (2013) in Italia - stavolta a Pompei - a ispirarlo: e così è diventato quello che nelle buche dell'asfalto ci mette appunto degli originalissimi mosaici. Chicago è stata la sua prima e preferita "piazza", ma poi si è messo all'opera in tante città degli Stati Uniti e non solo: anche Carrara ora ospita una sua opera. A differenza del giovane "collega" canadese, Jim riesce a lavorare di concerto con le amministrazioni comunali. I suoi temi preferiti sono animali o fiori, ma anche personaggi: a New York ha "composto" un somigliantissimo Donald Trump, mentre nel settembre 2018, un mese dopo la morte di Aretha Franklin a Detroit, nella città che vide nascere la Motown è spuntato un mosaico dedicato alla Regina del Soul. Il lavoro di Dadarao Bilhore è un'altra cosa, molto meno bello da vedere e per niente creativo. Ma a lui non importa. Ai suoi occhi conta solo riempire il vuoto di quelle buche. Non serve a colmare un altro vuoto, più grande, quello che ha lasciato nella sua vita la scomparsa di Prakash. Ma ogni volta che esce col secchio e la cazzuola, ogni volta che si china sul selciato e suda sotto il cielo caldo di Mumbai, lui lo sa. Se Prakash è ancora da qualche parte, in qualche forma, allora dev'essere sicuramente accanto a lui, orgoglioso di essere il figlio dell'uomo che ripara le buche.
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