C'è un nuovo sospettato per l'origine della diffusione del coronavirus tra gli esseri umani.

È il pangolino, che secondo gli ultimi studi potrebbe essere stato l'ospite intermedio del 2019n-Cov, arrivato a contagiare gli abitanti della città di Wuhan, in Cina, innescando poi l'epidemia che in poche settimane ha innescato l'allerta mondiale.

Un'ipotesi che, però, nasconde un controsenso, almeno in apparenza.

Il pangolino, infatti, come ricorda il Wwf, è un animale protetto, essendo in via d'estinzione. Tanto che dal 2016 il commercio di parti e derivati delle otto specie esistenti tra Asia e Africa di questo mammifero (l'unico dotato di squame) è stato messo fuorilegge.

Eppure, in alcuni Paesi, i divieti vengono sistematicamente aggirati, soprattutto in Vietnam, in Malesia e nei porti di Singapore e Hong Kong, dove sono stati intercettati e sequestrati di recente ingenti carichi, spesso provenienti dall'Africa, di squame (che possono essere pagate fino a tremila dollari al chilo) e di carne (quotata anche più di 600 euro al chilo).

In particolare, a rendere il pangolino estremamente ambìto nei mercati asiatici, è la sua corazza: squame - ma anche le unghie - sono fatte di cheratina e, spiega il Wwf, "secondo molte superstizioni sarebbero una

panacea per molti mali e sono utilizzate nella medicina orientale".

La carne invece è considerata una vera e propria prelibatezza.

Per questo, rimarca ancora il Wwf, il pangolino - mite, tenero e simpatico - è uno degli animali "più contrabbandati al mondo.

Tanto che in Cina la popolazione di pangolini si è ridotta, dagli anni Sessanta a oggi, del 90%, proprio a causa della caccia e del commercio illegali.

(Unioneonline/l.f.)
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